RomaSorpresa: nellistante esatto in cui si chiude il primo (e probabilmente ultimo) confronto tra i candidati segretari del Pd, il vincitore a furor di popolo è loutsider. Almeno secondo il popolo piddìno dei blog, che ha seguito il match in diretta sulla rete e che evidentemente non ne può più delle solite facce.
Sul sito del Corriere della Sera, ad esempio, il sondaggio on line si è chiuso così: Ignazio Marino in testa col 38,2%, Pierluigi Bersani secondo col 33,8 e Dario Franceschini al 27,9%. Su Repubblica non è andata molto diversamente: il sondaggio non cera (per precauzione), ma i commenti erano al 70% pro Marino.
Certo è difficile che le cose vadano allo stesso modo anche nelle urne, il 25 ottobre, quando sarà in campo anche la macchina di partito, ma il segnale della base tecnologicamente avanzata è chiaro: tra Bersani e Franceschini, meglio qualcun altro, e che possibilmente venga dallestero e non abbia avuto a che fare col centrosinistra, i suoi governi, i suoi «caminetti», i suoi apparati ex Ds e ex Ppi. Come il chirurgo di Pittsburgh, appunto.
Per partorire il dibattito di ieri cè voluta una trattativa estenuante, durata settimane, tra gli sherpa dei tre candidati. Bersani faceva resistenza: ha già vinto i congressi, si sente favorito e ha solo da perdere a confrontarsi. Infatti non ne vuole fare altri: «Credo che gli spettatori ne abbiano avuto abbastanza», dice. Convinto lui, si è passati alla sede: dove farlo? Si è offerta Porta a porta, si è offerto il Tg5, si è parlato di Ballarò: tutti respinti. I tre han preferito giocare in casa, su Youdem, che come (forse) si sa è la web tv del Pd, fondata da Walter Veltroni. Non esattamente una rete di grandi ascolti, ma evidentemente nessuno dei candidati si fidava a sufficienza degli altri da accettare di giocare in campo neutro. Per condurre sono stati scelti due volti noti della Rai, Maurizio Mannoni e Tiziana Ferrario: lui in blazer blu, lei in pelle nera e scollatura profonda. Sullo sfondo dei pannelli verdi montati allacquario di Roma, scelto come set tv, i tre hanno risposto a turno, per sorteggio e con gli stessi minuti a disposizione, alle domande dei conduttori. Il pubblico era equamente suddiviso, ognuno si era portato la sua claque.
Poche le sorprese. Bersani non ha abbandonato il suo low profile: toni pacati, buon senso padano, rassicurante accento emiliano. E cautele quasi democristiane: se Franceschini e Marino dicono senza esitazione sì allaumento delletà pensionabile, lui frena e smussa e dice che la questione è unaltra e che bisogna pensare ai giovani. Daltronde la Cgil è schierata con lui, ed è meglio non irritarla prima del voto.
Il dibattito si scalda quando finalmente si parla di Berlusconi. «Si può dialogare con lui?», chiede il conduttore. Franceschini coglie la palla al balzo e attacca: «Del ritornello del dialogo non ne posso più. A questo governo bisogna fare più opposizione, non meno. E non ci sarà salotto o editorialista radical chic che mi convincerà ad essere prudente per non fare antiberlusconismo: se mi eleggono mi metterò di traverso con tutte le forze perché non torni la stagione dei sorrisi e delle pacche sulle spalle». Crescendo di applausi, mentre il pensiero corre subito a DAlema e alle sue strette di mano col Cavaliere, e Bersani fissa irritato lorizzonte. «Altrimenti - riprende Franceschini - si torna a 12 anni fa (esattamente lera della Bicamerale dalemiana, ndr), quando si dialogava e non si fece la legge sul conflitto di interessi. Lerrore più grave del centrosinistra». Bersani allora gli rinfaccia «le chiacchierate con Berlusconi» di Veltroni a inizio legislatura: «Anche quello un errore». Marino ha gioco facile, essendo lunico che 12 anni fa stava per lappunto a Pittsburgh: «Caro Dario, sia tu che Pierluigi stavate in maggioranza, allora...». Franceschini torna alla carica rinfacciando a Bersani lappoggio di Bassolino, Bersani replica che «non si fanno ritorsioni su persone che andavano bene quando sostenevano altri». Marino attacca sul fronte laico: «Caro Dario, è facile riempirsi la bocca di laicità e dire che bisogna espellere la Binetti. Peccato che molti dei tuoi sostenitori, da Fioroni alla Bianchi, la pensino esattamente come lei». Franceschini ribatte: «E tu li cacceresti tutti, bel democratico...».
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