I cartomanti? Non sempre sono ciarlatani

da Roma

Il cartomante non è detto che sia sempre e comunque un ciarlatano anche perché la sua attività è una fonte di reddito su cui paga le tasse. La precisazione è del Consiglio di Stato che analizzato la questione in una sentenza depositata il 9 febbraio scorso. Secondo i giudici, per dare questa patente a chi sostiene di avere il potere di leggere il futuro servono «un’apposita istruttoria e un’approfondita analisi per verificare se l’attività di maghi, occultisti o veggenti comporti un abuso della credulità popolare».
Il caso esaminato dai giudici si riferiva ad un cartomante di Milano che svolgeva il suo mestiere per telefono. La questura gli aveva intimato di chiudere bottega ma lui ha fatto ricorso al Tar che gli aveva dato ragione perché la polizia non aveva fatto nel caso concreto «un puntuale e specifico accertamento».
Anche il Consiglio di Stato ha offerto in sostanza la stessa motivazione. È vero che c’è una legge che inserisce nella figura del ciarlatano anche quella del cartomante ma la sua pericolosità non va valutata in astratto. In pratica, dice la Corte, «è necessaria un’approfondita analisi per verificare se tale attività concreti un abuso della credulità popolare e dell’ignoranza». Del resto ricorda il Consiglio anche la Cassazione ha ritenuto ammissibili e lecite queste attività «in quanto fonte di reddito e quindi soggette al prelievo fiscale al pari di qualsiasi attività professionale».
I giudici su un aspetto hanno pienamente ragione, quello del business assicurato. I 22mila maghi e astrologi italiani vantano un giro di affari di 5 miliardi di euro l’anno: la crescita di mercato negli ultimi anni è stata di circa il 30 per cento. Ma secondo il Cicap (il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), e in base all’ultimo rapporto del Telefono antiplagio, sono numerosi gli illeciti commessi dai professionisti dell’occulto: dall’evasione fiscale (nel 95 per cento dei casi), alla truffa, passando per l’abuso della credulità popolare, la pubblicità ingannevole eccetera.
Palle di vetro, tarocchi, pratiche esoteriche, astri, coinvolgono ogni anni circa 10 milioni di cittadini, vale a dire il 17 per cento della popolazione. I raggiri si orientano sempre di più nell’ambito della salute (23 per cento), anche se affetti (35 per cento), richiesta di protezione (30 per cento) e problemi di lavoro (12 per cento), mantengono un’attrattiva elevata.
A rivolgersi a maghi e astrologi sono ogni giorno circa 25mila persone. Il profilo del truffato medio è quello di una donna di 44 anni, di cultura medio-bassa, con difficoltà familiari e psicologiche.

Secondo una «fotografia» dell’esoterismo in Italia scattata dalla Confesercenti nel 1999, sarebbero un milione e 200 mila gli italiani truffati. Ma solo cinque cittadini su 100 sporgono denuncia per vergogna, paura di ricatti o estorsioni.

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