Politica

I caschi rossi della sinistra pronti a invadere la Rai

da Milano

«La partita delle nomine Rai è più complicata di quella del Libano», aveva confessato tre giorni fa Romano Prodi. Ma l’Unione non si lascia intimorire dalla sfida: dopo la partenza della missione in Medio Oriente, è pronto il contingente per l’occupazione «militare» della televisione pubblica.
L’accordo nell’Unione sembra molto vicino. Il governo avrebbe chiesto ai consiglieri di amministrazione Rai di centrosinistra di accelerare le operazioni. Dunque il blitz può avvenire nei prossimi giorni. Se i consiglieri di centrodestra (5 su 9) dovessero opporsi, si rimuoverà l’ostacolo promuovendo un ribaltone preliminare nel Cda attraverso la revoca, da parte del ministero dell’Economia, del mandato ad Angelo Maria Petroni.
Il piano prevede l’epurazione di uomini nominati dalla gestione di centrodestra e la sostituzione con uomini di provata fiducia per la maggioranza. Sarebbe stato proprio Prodi a occuparsi in prima persona della questione, assistito da una triade di consiglieri: Albino Longhi, Gad Lerner, Rodolfo Brancoli. Tutti e tre sono stati direttori del Tg1. Brancoli e Lerner nella legislatura 1996-2001 con il centrosinistra al governo (dell’Italia e della Rai); Longhi addirittura per tre volte tra il 1982 e il 2000, quando sostituì proprio il dimissionario Lerner (e ieri è tornato in Rai come consulente del direttore generale Claudio Cappon per i problemi dell’informazione).
E proprio la direzione del Tg1 rappresenta la poltrona più appetibile e controversa. Dopo quattro anni e mezzo di successi, la sorte di Clemente Mimun pare segnata. Per il principale telegiornale italiano, i candidati in corsa sono addirittura una dozzina. Parecchi dei quali, in realtà, sono già stati bruciati. E altri lo saranno nelle prossime ore, perché ormai sembra in pole position Gianni Riotta, vicedirettore del Corriere della Sera e autore delle ultime interviste al ministro degli Esteri Massimo D’Alema. L’unica alternativa (ma al momento con scarse chance) sarebbe la «soluzione interna», con la promozione di Antonio Caprarica, ex corrispondente da Londra, ora a Parigi.
Oltre a Mimun, nel mirino del piano di epurazioni dell’Unione ci sono il capo del personale Gianfranco Comanducci, il direttore delle relazioni esterne Guido Paglia e quello di Rai International Massimo Magliaro (i primi due considerati in quota Forza Italia, gli altri An).
Il repulisti del centrosinistra non risparmia Raisport. La direzione di Fabrizio Maffei pare destinata a concludersi.

Al suo posto due candidati in vantaggio: l’interno Marco Franzelli (specializzato in Formula 1) e l’esterno Mario Sconcerti, ex direttore di Corriere dello Sport e Secolo XIX, ora opinionista del Corriere e di Sky.

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