Un cavo d'acciaio legato a due semafori nel bel mezzo di via Torino. Per bloccare traffico ed eventuali cariche della polizia. Un'immagine che riassume lo spirito di una protesta partita per essere pacifica e non violenta ma diventata, lungo il tragitto, aggressiva e carica di tensione.
Il corteo non autorizzato degli studenti universitari ha rischiato di degenerare in guerriglia urbana, ancora una volta per colpa di un centinaio di autonomi dei centri sociali, infiltrati fra i collettivi. Tutto è cominciato intorno alle 13 di ieri quando circa duemila studenti, arrivati in piazza Duomo al seguito del corteo organizzato dai sindacati in occasione dello sciopero generale (circa 200mila i partecipanti secondo i responsabili), hanno deciso di non fermarsi. Al grido «passa il decreto, blocchiamo la città» si sono staccati da mamme, bambini, maestre e ricercatori per riunirsi in assemblea davanti al palazzo della Borsa. «Siamo qui perché questo posto simboleggia la crisi - spiega uno di loro -. E noi questa crisi non la vogliamo pagare». Un'ora e mezza di assemblea in piazza Affari davanti a un piccolo esercito di poliziotti in tenuta anti sommossa, pronto a proteggere palazzo Mezzanotte. Fra i giovani c'è anche qualche professore. «In politica, nella sanità e in molti altri settori della società non ci sono meriti - denuncia un docente del Politecnico -. Ma a questi ragazzi si chiedono meriti per poter continuare a studiare». La calma dura poco più di un'ora. Intorno alle 14 i giovani rivoluzionari sollevano lo striscione bianco fino a quel momento adagiato sull'asfalto e si lanciano verso l'ennesimo corteo non autorizzato. Percorrono poche centinaia di metri e si infilano nelle traverse più strette di via Torino sperando di aggirare le forse dell'ordine. Parte qualche petardo, ci sono i fumogeni. La tensione sale quando alcuni giovani a volto coperto bloccano la strada con un cavo d'acciaio. «Non sono neanche iscritti all'università - precisano i gruppi studenteschi -. Sono dei centri sociali». Il corteo avanza verso piazza Duomo e qui si spacca. Da una parte gli universitari che al megafono invitano tutti a tornare in Statale. Dall'altra un centinaio di autonomi. Intorno i poliziotti intenzionati a non far passare nessuno. Vince la linea moderata, e i ragazzi concludono la sfilata fino alle rispettive facoltà senza altri incidenti, a parte qualche scritta anti Gelmini comparsa sui muri della Scala. «Siamo riusciti a evitare gli scontri perché abbiamo isolato le frange più violente - spiega Armando, studente di Scienze politiche -. Nei prossimi giorni dovremo discutere su come organizzare meglio la protesta».
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