I commercialisti contro la sceneggiata di Santoro

Il commercialista complice degli evasori? I professionisti italiani non ci stanno e protestano contro la puntata di Annozero dove un finto «collega» dava consigli sullo scudo fiscale.
«Una rappresentazione inaccettabile - afferma amareggiato Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili -, quella di un vero e proprio artefice delle condotte evasive del suo cliente, felice e addirittura compiaciuto di poter utilizzare per raggirare lo Stato proprio gli strumenti che quest’ultimo mette a disposizione dei contribuenti. Non è questo il nostro ruolo, e per saperlo sarebbe bastato rivolgersi ad uno dei 110mila commercialisti in carne ed ossa, e magari al Consiglio che li rappresenta istituzionalmente, invece di mettere in scena un attore che recita le parole di un anonimo. Noi non istighiamo all’evasione, ma con senso di responsabilità applichiamo la legge dello Stato. Comprese le normative antiriciclaggio, e i relativi obblighi da parte nostra di segnalare le operazioni sospette, di cui l’altra sera non si è detta una parola».
Non per nulla i commercialisti veri hanno addirittura inondato di mail, fax e telefonate il centralino del Consiglio nazionale, chiedendo di essere tutelati come cittadini, prima ancora che come professionisti. «Bisogna essere chiari - afferma ancora Siciliotti -. Primo, i soggetti interessati all’introduzione dello scudo fiscale erano e sono l’erario, le banche e coloro che hanno capitali nascosti all’estero, e non certo noi commercialisti, che anzi non abbiamo mai taciuto le nostre osservazioni critiche. Secondo, noi siamo da sempre e apertamente a favore di una politica di reale contrasto all’evasione fiscale; e solo in questo senso anche quel sacrificio di legalità che in qualche modo lo scudo impone, diventa accettabile». Non a caso il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ha definito lo scudo come la fine di un’epoca sul fronte dell’evasione internazionale. «La terza guerra mondiale contro i paradisi fiscali e finanziari - è l’avviso di Siciliotti - all’interno di un’iniziativa internazionale coordinata: anche gli altri Paesi scudano, non dimentichiamolo, sia pure con aliquote mediamente più alte. Oggi il contesto internazionale non ammette più che ci siano Paesi non collaborativi e questa è la battaglia che tutti stiamo conducendo, tanto più che ormai il recupero dell’evasione fiscale è irrimandabile. Vorrei ricordare che nel nostro Paese si parla di cento miliardi di evasione, cioè il totale della spesa sanitaria. E su questa battaglia anche noi commercialisti abbiamo dato concrete indicazioni.

È importante inoltre che i proventi del rientro dei capitali, ottenuti con lo scudo, siano in qualche modo destinati al sostegno dei ceti produttivi. Penso anche ai professionisti, spesso esclusi da provvedimenti rivolti solo alle imprese, come la moratoria dei debiti».

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