«La macchina dei congressi è già partita. E poi vogliamo la Lombardia, governiamo benissimo in Veneto e Piemonte, la gente è contenta, perché la Lega non dovrebbe governare anche qui?». In via Bellerio un pezzo grosso ha le idee chiare. Sopiti (almeno per lesterno) i furenti ardori dei colonnelli leghisti dallinvito di Umberto Bossi che dal palco di piazza Duomo ha chiesto a tutti di farla finita e pensare al partito, ora la Lega è pronta per una stagione di congressi. Occasione per pesarsi e regolare i conti. Soprattutto in Lombardia dove entro giugno si dovrà celebrare quello nazionale della Lega Lombarda. Il cui segretario oggi è Giancarlo Giorgetti affiancato dai «membri elettivi» Stefano Galli, Marco Reguzzoni, Matteo Salvini e Bruno Caparini. Ma oltre a questo, nel pentolone del Carroccio bollono anche limpazienza per una successione al governatore Roberto Formigoni dato per partente dalla Regione attratto da un palcoscenico nazionale e soprattutto il tema spinoso delle alleanze da stringere o spezzare con il Pdl nei tanti comuni che vanno al voto. Tra cui Monza, dove il sindaco Marco Mariani difficilmente potrà ottenere la riconferma senza un patto dellintero centrodestra. E far cadere dopo il primo mandato un uomo così vicino a Bssi, per il Carroccio sarebbe un bel danno. Tanti temi che si intersecano e su cui il Senatúr sta ragionando, sempre in bilico tra una politica di opposizione al governo Monti e dunque al centrodestra a Roma e invece alleanze come quella con Formigoni in Lombardia.
Intanto Bossi ha dato ordine che entro metà marzo siano celebrate tutte le assemblee provinciali per eleggere, lì dove sono scaduti, i segretari. Ma soprattutto scegliere i delegati per il «nazionale» dove si consumerà la prova di forza tra i «barbari sognanti» di Roberto Maroni e il «cerchio magico» che fa capo a Marco Reguzzoni. In calo la popolarità di Giorgetti, quello che una volta era il «delfino» designato dallo stesso Bossi a cui Maroni non ha perdonato di non essersi opposto al veto che al culmine dello scontro con Reguzzoni, voleva impedire allex ministro di parlare in pubblico. Diktat subito ririrato dallo stesso Bossi. E, allora, la corsa per la successione potrebbe vedere la sfida tra i due giovani lombardi emergenti, lo stesso Reguzzoni e leurodeputato Matteo Salvini, da sempre un fedelissimo di Maroni. E che potrebbe essere appoggiato dal segretario provinciale milanese, carica da cui si dimetterà Igor Iezzi (perché in via Bellerio così è stato deciso per quelli che abbiano già superato la metà del mandato) per essere però rieletto l11 marzo, data fissata per il congresso, contando sullappoggio dello stesso Salvini che a Milano conta parecchio.
Archiviato il capitolo congressi, nella Lega si parla anche della successione a Formigoni. Molto ha fatto discutere la visita fatta al governatore dallo stesso Maroni, accompagnato dal sindaco di Varese Attilio Fontana. Difficile credere che si sia parlato di un progetto per la città, visto che il nome di Fontana, anche lui considerato un maroniano, è tra quelli più accreditati per una candidatura leghista al Pirellone. Anche se Bossi sembrerebbe preferire lex ministro Roberto Calderoli, più adatto alla mediazione tra le varie anime del partito. In pista anche Andrea Gibelli, magari solo in un primo momento per subentrare in quanto suo vice a un Formigoni magari partito per Roma. Tutte candidature che ovviamente cadrebbero se, ad accettare il posto di governatore, fosse Maroni. Che, però, aspira a prendere in mano lintero partito. Sul fronte alleanze per le amministrative, al momento cè la delibera del consiglio federale che impone alla Lega di correre da sola.
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