«I consiglieri aggiunti? Non sono rappresentativi»

Marsilio (An): «Spesso la loro azione è bloccata da conflitti interni»

Rita Smordoni

A distanza di due anni dalle precedenti consultazioni elettorali, gli immigrati extracomunitari che vivono, lavorano o studiano a Roma potranno nuovamente scegliere i consiglieri aggiunti e i loro rappresentanti nella consulta delle comunità straniere. Le elezioni, fissate per il 10 dicembre, porteranno in Campidoglio 4 consiglieri aggiunti, mentre saranno 19 i rappresentanti stranieri nei consigli municipali (uno per ogni municipio). Non avranno diritto di voto, ma potranno partecipare a tutte le riunioni, alle commissioni consiliari e prendere la parola sugli argomenti iscritti all’ordine del giorno. La novità quest’anno, rispetto alle precedenti elezioni, è che i certificati elettorali verranno direttamente consegnati a casa degli oltre 130mila residenti non comunitari. Per i domiciliati e i richiedenti asilo, invece, c’è la possibilità di recarsi presso il municipio di riferimento per iscriversi. Ci sarà una campagna di comunicazione e un corso gratuito di formazione politico-amministrativa per i candidati. L’elezione dei consiglieri aggiunti, nel marzo del 2004, era stata salutata dal sindaco Veltroni come «un fatto di gigantesca importanza per la città». Toni trionfalistici usati anche ieri dal primo cittadino: «I consiglieri aggiunti sono stati un dono per la città, un arricchimento per la vita dell’amministrazione». «Il meccanismo democratico che ha portato alla loro elezione - ha aggiunto il sindaco - è anche un meccanismo di integrazione, nell’attesa di arrivare al riconoscimento del diritto di voto alle elezioni amministrative». A spegnere l’entusiasmo di Veltroni provvede il capogruppo capitolino di An, Marco Marsilio, che giudica l’esperienza semplicemente fallimentare: «Abbiamo sempre contestato l’utilità di queste elezioni e la funzione dei consiglieri aggiunti che a nostro avviso ha un sapore squisitamente propagandistico - commenta -. Per questo chiederemo una verifica sull’attività svolta dai consiglieri aggiunti e dalla consulta, un organo che non ha mai funzionato perché bloccato da conflitti inter-etnici e che invece sarebbe stata utile per conoscere la realtà dell’immigrazione a Roma». «I consiglieri aggiunti - spiega inoltre Marsilio - non hanno diritto di voto e raramente prendono la parola su argomenti che il più delle volte riguardano fatti particolari della città e non interessi generali nei quali si sentono coinvolti». Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere di Fi Pasquale De Luca: «Ho grande stima verso i colleghi uscenti e riconosco che hanno svolto la loro funzione con senso di responsabilità - precisa - peccato però che non abbiano la possibilità di svolgere appieno il loro compito perché non hanno competenze specifiche».

Duri i giudizi anche dei consiglieri comunali Federico Guidi e Luca Gramazio, di An: «In Commissione Immigrazione abbiamo espresso il nostro voto contrario al regolamento per l’elezione dei consiglieri aggiunti e della consulta, perché non garantisce un’adeguata rappresentanza delle varie comunità straniere chiamate a votare». Secondo i due esponenti di opposizione, infatti, il numero degli eletti per continente è stato preventivamente contingentato, rendendo il regolamento deficitario sotto il profilo della reale rappresentanza.

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