Cronache

I conti nelle tasche dei nababbi della Regione

Il presidente dell’assemblea Ronzitti pensa a multe salate per chi lavora poco

In principio fu Gianni Plinio. Poi vennero tutti gli altri. Forbici alla mano, pronti a tagliarsi lo stipendio. Quello stesso stipendio che si erano aumentati non troppo tempo fa, con un’insolita quanto scontata votazione all’unanimità. Meglio che niente, quella disponibilità a guadagnare il 10 per cento in meno proposta in tempi non sospetti da Plinio il capogruppo di An, annunciata in questi giorni dal Governo con un emendamento alla legge Finanziaria, inseguita dall’Unione con una dichiarazione di intenti di Romano Prodi prima e con ordine del giorno in consiglio regionale poi. Ne discuteranno martedì, nella Sala verde di via Fieschi. In fondo, è il caso di dire che il provvedimento che si dicono determinati ad approvare non cambierà di molto le loro vite.
Basta fargli due conti in tasca. Intanto c’è l’indennità di carica: corrisponde al 65 per cento dell’indennità dei parlamentari (che per il 2005 è pari a 12.434,32 euro lordi mensili), quindi ammonta a 8.082,31 euro. Poi c’è l’indennità di funzione, e cioè soldi in più in base al ruolo svolto. Nude e crude, le cifre lorde suonano così: il presidente della giunta Claudio Burlando e il presidente del consiglio Mino Ronzitti portano a casa 12.185,63 euro. Il vice della giunta, Massimiliano Costa, arriva a quota 10.942,20 euro. Poco meno spetta ai vicepresidenti del consiglio e agli assessori, 10.569,17. Il lavoro dei segretari del consiglio e del presidenti di commissione viene premiato con 9.698,77 euro. Quello dei vicepresidenti delle commissioni e dei presidenti dei gruppi consiliari con 9.077,05 euro. Ai consiglieri vanno invece 8.082,31 euro.
Tanti soldi ma non bastano. Perché poi c’è la diaria, una percentuale sull’indennità parlamentare che va dal 40,5 al 57 per cento in base alla residenza dei consiglieri, e quindi alla distanza dalla loro abitazione alla sede della Regione, di 25 chilometri in 25 chilometri. Per esempio, un consigliere che abiti fino a 25 chilometri da Genova prende il 40,5 per cento di 12.434,32 euro, cioè 5.035,90 euro; la percentuale sale al 57 (7.087,56 euro) per chi abiti a più di 110 chilometri. Così, paradossalmente, per alcuni la diaria supera di almeno mille euro quella di un deputato.
E dire che il lavoro è lasciato alla bontà loro. Basta infatti che partecipino a sedute di consiglio o di commissione per 15 giorni al mese, anche una sola al giorno: per ogni presenza in più lo stipendio resta inalterato. Per ogni presenza in meno si perde una quota che varia dai 190 euro netti di chi abita a Genova ai 260 dei luoghi più distanti, per esempio Imperia. Che poi, l’importante è partecipare appunto, l’impegno vero invece è un optional, tanto che non son pochi i consiglieri dei quali nessuno ha mai sentito la voce in aula.
Prendendo in considerazione lo stipendio base di 8.082,31 euro, il taglio del 10 per cento equivale a 808,231 euro. E cioè: un consigliere regionale rinuncia allo stipendio di un operaio. E in tasca gli restano comunque 7.274,079 euro.
Martedì c’è da credere che nessuno voterà contro l’autoriduzione dello stipendio. I documenti al voto saranno due. Il primo è quello di Plinio, che chiede al Governo e al Parlamento di inserire nella prossima legge finanziaria una tassa annua del 10 per cento su tutti i compensi dei politici. La tassazione non dovrebbe risparmiare nessuno ma riguardare tutti: i parlamentari europei e nazionali, i ministri, i consiglieri regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, i sindaci, i presidenti di Provincia e di regione, gli assessori ma anche i consiglieri di amministrazione e i consulenti di nomina politica. Trattandosi di una tassa imposta alla fonte, assicurerebbe entrate certe al pubblico erario. La legge, spiega Plinio, sarebbe opportuno che indicasse a priori che le risorse ottenute verrebbero indirizzate a settori socialmente significativi come, per esempio, gli aiuti alle famiglie e la promozione dell’occupazione giovanile.
Il secondo documento è un ordine del giorno firmato da tutta la maggioranza di centrosinistra nessuno escluso che impone il blocco di «tutti gli aumenti delle indennità eventualmente previsti da leggi regionali in merito alle indennità dei consiglieri regionali». Se poi non ci penserà il parlamento, alle riduzioni, annunciano i consiglieri liguri che ci penseranno loro, con una legge ad hoc.
Sarà che non si fida granché della volontà di andare fino in fondo dei suoi colleghi, ma intanto Ronzitti il severissimo presidente dell’assemblea sta studiando multe più salate per chi non partecipa alle sedute. Vorrebbe, in particolare, punire chi magari si presenta ma in ritardo, e chi è puntuale ma se ne va prima del termine.

Sono in tanti.

Commenti