«I Democratici ci copiano sulla sicurezza»

da Roma

Niente più Cipputi. Addio tute blu, good bye ombrello di Altan. Il Partito democratico ha tagliato il cordone ombelicale non solo con la tradizione comunista e socialista, ma anche con la stessa parola «operaio» che nemmeno una volta ha trovato spazio nel verboso programma della formazione guidata da Walter Veltroni. Ben 15.090 lemmi e mai un riferimento alla classe operaia, a quella che una volta era il tradizionale serbatoio di voti della sinistra. L’analisi testuale del progetto di governo del Pd non lascia spazio alle interpretazioni.
Ma anche. È facile cadere nella tentazione del sarcasmo, ma il difetto che la satira su Veltroni ingigantisce, il tenere forzosamente insieme gli opposti, si riverbera nella stesura del programma. Le parole «pubblico», «pubblici», «pubblica» e «pubbliche» ricorrono ben 79 volte nel testo democrat. Tra «missione del servizio pubblico», «efficacia della spesa pubblica», «pubbliche amministrazioni», «efficienza della spesa pubblica» e via discorrendo l’antica vocazione statalista riaffiora sulla superficie. A farle da contraltare la nuova mission «aziendalista», testimoniata dalle pubblicizzate candidature di Matteo Colaninno e Massimo Calearo. Il concetto di «impresa» ricorre ben 55 volte, quasi a voler suggellare questa nuova sintonia con quelle che una volta erano definite le classi padronali. Non è un caso, quindi, che la parola «sistema» sia utilizzata 37 volte, quasi a sottolineare la necessità di meccanismi che sintonizzino di volta in volta le diverse istanze. Idem per «politica» (39 volte), segno che al potere esecutivo e legislativo spetta un importante ruolo di mediazione.
Italia. Tra le parole più utilizzate nel programma democratico c’è Italia (31 volte), una novità relativa per un partito erede di forze sinceramente internazionaliste (a proposito «nazionale» è usato 28 volte). E che dire di «legge» (32 volte), «mercato» (28), «riforma» (21), «sicurezza» (20), «fisco» (18). Una salutare ventata di «nuovismo» che si aggancia a problematiche strutturali del Dna della sinistra come il «lavoro» (56 volte), le «donne» (citate 20 volte, «aborto» è usata una sola volta), i «giovani» (22), i «diritti» (18) e lo «Stato» (17).
Continuità. Anche se l’acronimo Pd si ripete in 29 occasioni, c’è un segnale chiaro di continuità con il passato ed è dato dalla parola «Prodi», il premier ancora in carica che trova spazio 9 volte nelle elucubrazioni dei veltroniani. Va detto che si tratta di un’eccezione alla regola: «sinistra» ha solo due occorrenze, mentre «antifascismo» e «redistribuire» non compaiono mai. Anche «resistere» si trova una sola volta, ma in riferimento alle riforme che devono poter «resistere» alle alternanze di governo. Per non spaventare troppo la base si cita in 9 casi la parola «libertà», ma il termine «liberale» è stato espunto.
Il Pdl. Il programma del Pdl, come ha subito rilevato il Giornale, è composto di sole 3.636 parole. La densità di ogni vocabolo è quindi maggiore rispetto a quella del Pd. Può quindi sorprendere che anche qui il termine «pubblico» sia usato 42 volte, ma va certo messo in riferimento alla ricorrenza delle espressioni «debito pubblico» e «patrimonio pubblico», ovvero all’alienazione dei beni dello Stato funzionale alla riduzione del deficit. La questione fiscale, infatti, ha la piazza d’onore con ben 30 ricorrenze, perché il centrodestra ha voluto mettere in evidenza la necessità di abbattere subito le imposte che gravano sui cittadini.
Sicurezza e riforme. La brevità del programma presentato da Silvio Berlusconi fa emergere automaticamente le priorità: «sicurezza» (19 volte) e «lavoro» (14). Se nel Pd vi è una sovrabbondanza di «politica», per il Pdl è più decisivo il «governo» (18 volte), ovvero l’accelerazione delle riforme (10 volte). Molto più parco il ricorso a parole come «sviluppo» e «impresa», utilizzati ognuno dieci volte, e come «mercato» (6 volte). Non è necessario ripetere il concetto, infatti, se vi è una generale unione di intenti con una particolare area di riferimento. Tranne in un caso: «federalismo» è usato 4 volte a fronte delle due del Pd (che cita 4 volte la parola «Nord» e 7 «Sud»). Una delle sette missioni del Pdl è proprio quella di accrescere in maniera «progressiva» (14 volte) l’autonomia delle Regioni («12 volte»).
Ieri & domani.

Una delle parole più ricorrenti nel programma del Pdl è «completamento» (7 volte), un’indicazione di un impegno a proseguire sulla strada iniziata nei cinque anni del governo Berlusconi (citato 8 volte). Sia nel campo della «ricerca» (8 volte) e della scuola (8) che in quello della «casa» (6).

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