I destini opposti di Milano e Crotone

Indagine di Confindustria sull’economia delle province italiane: primo il capoluogo lombardo, ultima la città calabrese

I destini opposti di Milano e Crotone

da Milano

Milano e Crotone sono i poli opposti dello sviluppo in Italia, in una graduatoria che prende in esame la situazione di tutte le province e che evidenzia una profonda spaccatura del Paese, tale da avere «pochi riscontri anche a livello internazionale». Sono queste le indicazioni che vengono dall’edizione 2005 degli «Indicatori provinciali», banca dati raccolta da Confindustria da più di 20 anni, in base ai quali viene elaborata una classifica dello sviluppo territoriale, tenendo conto di diversi fattori (in tutto 14), con riferimento alle 103 province italiane.
Al primo posto si trova appunto Milano, con un valore pro-capite pari a 146,8 che a sua volta è commisurato all’indice uguale a 100 rappresentativo della media nazionale. Il che significa che nella provincia di Milano l’indice di sviluppo è quasi del 50% superiore alla media italiana. Al polo opposto, rappresentativo in questo caso di una situazione di sottosviluppo, c’è invece la provincia di Crotone, con un valore di appena 59,2. Fra il primo in classifica e il fanalino di coda - fa notare l’indagine - esiste di conseguenza uno scarto corrispondente a 59,7, «talmente elevato» - si sottolinea - da avere pochi riscontri anche all’estero.
La graduatoria dello sviluppo è stata appunto determinata sulla base di diversi indicatori, fra i quali la forza di lavoro, la consistenza delle imprese extragricole, i depositi bancari, le superfici di vendita della grande distribuzione, i premi assicurativi, il valore dell’export. Alle spalle di Milano si collocano le province di Bologna (127,4), Modena (126,2), Roma (124,4) e Aosta (123,7). Al contrario, gli ultimi cinque posti sono occupati, oltre che da Crotone, da Vibo Valentia (60,1), Enna (63,0), Foggia (63,3) e Caltanissetta (63,5).
L’indagine di Confindustria conferma «il profondo squilibrio territoriale italiano», tenuto conto del fatto che ben due terzi della popolazione del Mezzogiorno sono concentrati in 23 province che presentano un indice di sviluppo uguale o inferiore al 70% della media nazionale.
Di contro, oltre i quattro quinti della popolazione del Nord risiede in 31 province che hanno un livello di sviluppo nettamente più alto di questa stessa media. Oltre a questo, dai dati elaborati da Confindustria emerge che i primi dieci posti sono occupati tutti da province settentrionali con le sole eccezioni di Roma e Firenze (quest’ultima è settima). Le ultime dieci posizioni sono invece tutte appannaggio di province del Sud e delle Isole.


I dati raccolti, da quest’anno disponibili anche su cd, «rispondono all’esigenza di verificare con continuità l’efficacia dei programmi e dei processi di sviluppo attivati localmente e valutare il grado di successo delle politiche promosse sul territorio, come la diffusione degli strumenti di programmazione negoziata, i progetti di marketing territoriale e di attrazione degli investimenti e i programmi regionali per l’utilizzo dei fondi strutturali europei».

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