Una superficie di 5mila e 600 metri quadrati, 23 sale espositive (senza dimenticare il Paleolab, il Biolab e il padiglione delle farfalle ospitati nei giardini di via Palestro), oltre 4mila scuole in visita ogni anno, il primato italiano in termini di collezioni storiche e di qualità della ricerca scientifica nonchè una serie di collaborazioni e contatti internazionali di grande prestigio. Il museo di storia naturale di corso Venezia è il primo e più importante tra i musei civici milanesi (gli altri due sono lacquario e il planetario) e costituisce un fiore allocchiello per tutto il Belpaese. Se questo avviene non è certo, però, per merito del Comune dal quale listituzione, come suggerisce laggettivo «civico», attinge le risorse economiche per sé e il proprio personale. Palazzo Marino, infatti, ogni anno continua a tagliare fondi alla ricerca scientifica e non esprime, nonostante limminenza dellExpo, una precisa volontà politica per far funzionare al meglio le numerose potenzialità e dare al museo la visione di ampio respiro internazionale che si merita e che, tra laltro, lo avvicinerebbe ancora di più ai milanesi e a tutti i visitatori. Piuttosto, se vogliamo parlare davvero di competenze specifiche e meriti - tolto il direttore Enrico Banfi, il personale scientifico, una cinquantina di tecnici e addetti di vario genere, il personale delle associazioni tematiche e lassociazione didattica museale (Adm) - quelli sono quasi tutti concentrati nelle mani e nelle menti (ma soprattutto nella passione) di dieci co.co.co, cioè personale assunto da anni con contratti di collaborazione coordinata e continuativa parasubordinati che vengono rinnovati annualmente (anche quando sono già scaduti da uno o due mesi) dal 1998. Questa è la formula con cui questi dipendenti sono iscritti allInps nonostante la maggior parte di loro - come il paleontologo Fabio Fogliazza, 41 anni, che ha avuto il primo contratto nel 92 per prestazioni occasionali (quelle che adesso vengono definite «a progetto») - sono lì da molto prima. Insomma: sono loro, i co.co.co a portare davvero avanti il museo.
«Senza di loro non avremmo la base tecnica operativa sulla quale il museo vive e si sostiene: sono giovani che abbiamo allevato qui e con competenze talmente specifiche da diventare insostituibili, indispensabili, personale assolutamente non reperibile sul mercato. A tutti gli effetti, costituisce un investimento per lAmministrazione comunale - ammette Banfi -. Per questo la loro battaglia sindacale per ottenere unassunzione in piena regola è sostenuta non solo dalla direzione, ma anche da tutto il corpo conservatori».
I co.co.co. in questione sono arcistufi che si parli di loro in maniera inappropriata e, spesso, imprecisa, magari accusandoli di occuparsi di qualcosa di inutile solo perché lignoranza in materia lo rende incomprensibile ai più. Nonostante, infatti, linfelice acronimo faccia pensare nellimmediato solo a un chiassoso pollaio, loro sono tutti pezzi da novanta. Si passa dal responsabile del Sem (il microscopio elettronico a scansione che il museo di storia naturale di Milano è lunico in Italia a possedere) ai due paleontologi addetti alla pulizia, alla riproduzione visiva sulle riviste e alla sistemazione dei fossili, fino al loro collega che si occupa di una raccolta unica al mondo di piante. La lista continua con uno studioso che si dedica essenzialmente a sezionare e classificare i minerali, con un ricercatore sui rettili (la collezione del museo di storia naturale di Milano è unica al mondo, ndr), con un esperto di malacologia (la branca della zoologia che studia i molluschi, mediante l'osservazione delle conchiglie). Infine cè un esperto grafico uscito direttamente da Brera, uno zoologo addetto a controllare, pulire e sistemare limmensa e delicatissima collezione di animali conservati in alcol (tanto per intenderci il British national history museum di Londra ha fatto della propria il suo cavallo di battaglia, ndr) fino ad arrivare a Ilaria Vinassa De Regny. Proveniente da una famiglia di diplomatici, laureata in paleontologia, dopo aver girato mezzo mondo Ilaria è giunta nel museo come studentessa nel 1985 e da allora non lha più lasciato. Parlando alla perfezione sette lingue è lei che si occupa di relazioni esterne, collaborazioni, eventi, raccolta fondi («reperisco denaro per coprire ciò che è stato stanziato visto che ogni anno lAmministrazione comunale, quando si tratta di tagliare i fondi, lo fa regolarmente sulla cultura scientifica» ci spiega) e nel 94, coadiuvata dalla direzione, ha fondato lAssociazione didattica museale. «Perché - dice - mancava la parte comunicativa tra il museo e il luogo di formazione per eccellenza che è la scuola: la scuola ora riconosce il museo».
E sembra volerlo riconoscere anche il sindaco Letizia Moratti. Che a maggio, recatasi in visita per il compleanno del museo (170 anni), ha verificato personalmente tutto il lavoro che viene fatto dietro le quinte.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.