I dipietristi litigano anche su come litigare

«Lievitazione sospetta degli iscritti? La Cappello li ha portati da 150 a 850»

I dipietristi litigano anche su come litigare

Andarsene con le schede? «È un gesto di rispetto per le regole dello Statuto dell’Italia dei Valori». Non ci sta Francesco Scidone, assessore dipietrista del Comune di Genova, a far passare il convegno provinciale come teatro di violazioni alle regole democratiche. Sì, è vero che Nello Di Nardo, mandato da Rma come garante del congresso, non ha proclamato nessun vincitore, ha preso le urne con le schede e le ha portate via tra le proteste. Ma questo è avvenuto «perché era stata contestata l’assenza del numero legale degli iscritti, cioè la validità della votazione». Di Nardo è uscito dal locale che ospitava il congresso solo «perché c’era un clima teso e i custodi ci chiedevano di uscire, essendo scaduto il tempo dell’affitto del posto».
Scidone ribadisce quindi che l’Italia dei Valori non ha un nuovo segretario provinciale. Perché «non è possibile stabilire chi abbia vinto, nessuno conosce la quantità di voti all’uno o all’altro candidato. Anzi, io sono convinto che il rappresentante della mia corrente, Antonio Luca repetto, abbia avuto più consensi. ma intanto non si può verificare né servirebbe a qualcosa, visto che senza quorum non si può neppure fare lo spoglio». Anche le accuse di sospette «lievitazioni» di iscritti alla viglia del congresso vengono rispedite al mittente. Da assessore a assessore. Da Francesco Scidone a Manuela Cappello che è nella giunta provinciale di Alessandro Repetto: «Lei aveva detto a settembre che il partito aveva 150 iscritti, e che ne avrebbe portai altri 700 - incalza Scidone -. Quindi semmai è lei che li ha fatti lievitare, tranne poi non portarli al congresso. Per questo non c’era il numero legale». Ora ci saranno le verifiche, perché le urne sigillate e firmate da tutti i leader genovesi del partito, sono alla direzione nazionale di Roma. Tra polemiche, aggressioni, minacce, si è così chiuso un congresso fantasma. Che lascia una sola certezza. Il partito - cioè 150 o 800 persone al massimo - riesce persino a spaccarsi in due. «Purtroppo è vero - ammette Scidone -.

Di questo mi dispiace moltissimo. Non voglio fare ulteriori polemiche ma ci sarà bisogno che qualcuno renda conto alla direzione nazionale. L’Italia dei Valori, il partito di Di Pietro, non ha bisogno di certe scene». Di dimostrare certi «valori».

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