I dipinti «musicali» di Bergamelli

Rimase affascinato dalla leggenda di Giotto «scoperto» da Cimabue, mentre disegnava con estremo realismo le pecore cui badava. Ispirato da quel racconto, attese invano sulla riva del fiume Serio con tavola e gessetto l’arrivo di un maestro. Non passò mai nessuno da quelle parti, ma Gianni Bergamelli originario di Nembro (Bergamo) classe 1930, alla fine si è scoperto da solo. Ironico, beffardo quasi surreale, come le sue opere, è un pittore musicista. Il pianoforte e il jazz lo indussero a viaggiare per il mondo e a tradire la sua prima passione per poi ritrovarla alla soglia dei quarant’anni. L’esordio come artista nel 1967 con una mostra allestita in via della Spiga a Milano; trenta quadri, tutti venduti. Lui campò di rendita per molto tempo. La vita di Bergamelli è un alternarsi di sogni musica e colori. E oggi quasi 80enne ha deciso di narrarla attraverso una mostra al centro culturale San Bartolomeo, nel centro di Bergamo. Oggi alle 17.30 (mentre giovedì 11 marzo alle 21 si esibirà in un concerto); un’esposizione dal titolo «Buonanotte suonatori» in concomitanza con Bergamo jazz, una delle più importanti rassegne jazzistiche a livello nazionale (nella foto, una delle opere in mostra). Nella sua arte la musica è sempre presente, i personaggi sono pianisti, suonano il sassofono, il violoncello, la fisarmonica e la chitarra e vagano su strade asfaltate con passata di pomodoro, agrumi , noci e filari di fiori dal cromatismo spiccato. Gianni Bergamelli realizza i dipinti utilizzando vernici per auto eppure non ne ha mai guidata una, è senza patente. Il suo mezzo di trasporto è la bicicletta, anche se ama fare lunghe passeggiate soprattutto la mattina durante l’ora da lui definita dell’ozio creativo. Gianni vaga solitario per Nembro e se gli capita di incrociare amici e conoscenti, passa oltre senza degnarli nemmeno di un saluto. Non c’è da stupirsi della singolarità caratteriale del pittore orobico; cosa aspettarsi da chi al risveglio, da cinquant’anni a questa parte, medita il suicidio. L’agghiacciante pensiero svanisce dopo la lettura dei quotidiani, come se lui scoprisse in quel momento che c’è di peggio nel mondo. E allora eccolo davanti alla tela a trasformare le sue emozioni in opere d’arte. Bergamelli ha conosciuto Vittorio Feltri all’epoca in cui il direttore era praticante alla redazione bergamasca della Notte. Le loro vite si sono però incrociate a Roma in piazza del Popolo: il pittore in una delle sue trasferte nella capitale, l’aspirante giornalista alla vigilia dell’esame di Stato. Da allora sono rimasti in contatto e tra prelibati minestroni caserecci e goliardiche bevute si convincono (per gioco) che difficilmente arriveranno al prossimo Natale. Una botta di ottimismo. Poco male per un signore ottantenne che ne dimostra venti in meno. «Bergamelli come pittore è un ottimo musicista e come musicista è un ottimo pittore»: azzeccata descrizione del personaggio a firma di Vittorio Feltri. Un artista folle, per sua stessa ammissione, un incosciente. Dopo un’operazione delicata al cuore si è esibito in un concerto sull’Everest, a quota 5.500 metri. Le sue specialità sono improvvisazione, ritmo, mescolanza di suoni, contaminazioni frutto dei suoi viaggi.

Lui che ha fatto dei sogni la sua vita è un astuto ingenuo, capace di stupirsi e di stupire, come quando ironizza sui suoi anni, li compie il 27 luglio. «Pensa un po’ se dovessi crepare prima. Tutti penserebbero: guarda il Gianni tanto ha fatto per celebrare il traguardo degli ottanta e non c’è nemmeno arrivato».

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