I falchi Fli in picchiata sul partito

RomaFermare l’opa che Generazione Italia ha lanciato sul partito. Questo l’obiettivo non dichiarato di tanti finiani che non si riconoscono nelle posizioni strong di Bocchino & C. Sì ma come? Semplice: utilizzando il nascente partito di Futuro e libertà come una coperta, capace di coprire i tanti figliocci nati dallo strappo futurista. Restano lontani tra loro i pianeti che compongono la galassia che ruota attorno al sole-Fini ma quello di Bocchino rischia di avere più luce del necessario. Meglio iniziare a fargli un po’ d’ombra. Un indizio: la convention di Perugia del prossimo 6-7 novembre era nata come evento di Generazione Italia ma s’è poi trasformata in kermesse di Futuro e libertà. Certo, l’accelerazione dello strappo con il Pdl e l’esigenza di strutturare un vero e proprio partito hanno aiutato a strappare l’etichetta Gi e appiccicare quella del Fli all’evento perugino.
Sta di fatto che ora, mettendo tutto insieme nel grande contenitore di quello che sarà un vero e proprio partito, si cercherà di annacquare e contenere lo strapotere di Italo. Il quale, dalla sua, ha l’aver creato fin da subito una struttura mastodontica. Ha lavorato sul territorio, ha creato circoli e apparati, ha forgiato militanti e dirigenti, ha costituito apparati e gruppi di potere e, di fatto, ha messo in piedi l’ossatura del partito che verrà. «Generazione Italia rappresenta il vero grande motore di Futuro e libertà - questa la benedizione del katanga finiano Fabio Granata -. A Perugia diventerà il movimento dei nostri giovani ma allo stesso tempo dovrà preservare una rete organizzativa autonoma e capillare sui temi della legalità».
In effetti pistoni e cilindri del Fli li ha forgiati più che altro Bocchino con l’aiuto dell’instancabile Gianmario Mariniello, giovanissimo colonnello già vicecoordinatore del Pdl in Campania. Qualche numero: quindicimila iscritti, settecento circoli, centinaia in Lombardia e Puglia. A seguire Campania, Lazio e Sicilia. Proprio in Sicilia il blocco di potere finiano è fortissimo grazie a Granata, Briguglio e Pippo Scalia. Insomma, una potenza di fuoco che, tuttavia, un anonimo finiano moderato tende a smontare: «Non è vero che tutti gli attuali circoli di Generazione Italia sono sovrapponibili alle posizioni più radicali di Bocchino e Granata». Di fatto il militante più soft e che mal sopporta le prese di posizione dei Granata, dei Bocchino e dei Briguglio, già oggi può scegliere di iscriversi all’associazione guidata dal sottosegretario Roberto Menia. La sua Area Nazionale ha piazzato bandierine su tutto il territorio nazionale e raccoglie, e continuerà a farlo, simpatizzanti fortemente ancorati ai valori della destra. Il che vuol dire: elettori scettici a governi tecnici e decisamente contrari alle sbandate a sinistra su temi etici e sulle politiche legate alla sicurezza e alla cittadinanza. Tutto, comunque, confluirà in Futuro e libertà in occasione della Convention di Perugia: primo passo per arrivare, a metà gennaio, all’Assemblea costituente, vero e proprio battesimo del partito. In questa fase, come da tradizione, il ruolo di mediatore ma soprattutto di interdizione all’offensiva di Bocchino e soci, è ricoperto da Adolfo Urso. È lui, vice ministro per lo Sviluppo economico, coordinatore nazionale di Fli e segretario generale di FareFuturo, a dover gestire la galassia finiana, i cui pianeti sono spesso distanti tra loro.
Le contrapposizioni più evidenti si manifestano quasi quotidianamente tra i due astri Generazione Italia (Bocchino) e Area Nazionale (Menia-Moffa-Viespoli). Quest’ultimo corpo celeste, infatti, è nato i primi di maggio non solo perché disorientato dalle divisioni nel Pdl (all’epoca si era ancora tutti insieme) ma soprattutto perché non si riconosceva nelle posizioni di Generazione Italia.

Ma poi c’è anche l’anima liberale e libertaria di Benedetto Della Vedova che col suo think tank porta avanti le battaglie garantiste e la neonata associazione Socialismo e Libertà, fortemente voluta da Chiara Moroni. Riuscirà Fini a tenere tutti insieme? Negli ambienti finiani si giura di sì: «In fondo dal Msi ad An Gianfranco ha sempre governato un partito diviso in correnti».

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