Ieri è stato un anno dall'omicidio della ventenne Sofia Castelli, ammazzata a coltellate la mattina del 29 luglio 2023 mentre dormiva in casa sua a Cologno Monzese dall'ex ragazzo, il 23enne Zakaria Atqaoui, che si era nascosto ad aspettarla nell'armadio della camera da letto. Lo scorso 12 aprile, l'uomo è stato condannato in primo grado a 24 anni di carcere. Un femminicidio efferato, avvenuto a distanza di due mesi da quello di Giulia Tramontano a Senago. Ieri i parenti, gli amici e tutta la comunità di Cologno Monzese si sono ritrovati al cimitero cittadino per stringersi attorno ai genitori di Sofia, il padre Diego, la madre Daniela e il fratellino. Una famiglia unita ma estremamente riservata che ieri ha deciso di rompere il silenzio e di tirare fuori tutta l'amarezza per una sentenza ritenuta ingiusta: «I giudici hanno riconosciuto tutte le aggravanti tra cui la premeditazione, ma hanno messo allo stesso livello le attenuanti generiche» spiega la zia di Sofia, Alexandra. Nelle motivazioni della condanna a 24 anni per Zakaria Atqaoui si riconosce infatti tra le attenuanti la storia familiare del giovane che «seppur non approfondita nel corso delle indagini, è apparsa particolarmente disagiata». «Noi speriamo nell'ergastolo in appello, lo pretendiamo perché la nostra famiglia sta affrontando un enorme sfida che è quella di andare avanti senza Sofia, la giustizia dovrebbe spettarci di diritto» continua la zia di Sofia.
Anche Aurora Fiameni, la migliore amica della giovane vittima, che dormiva nella stanza accanto quando Atqaoui accoltellava la ex fidanzata, ha voluto
lasciare il suo ricordo sul suo profilo Instagram: «(...)Siamo stati traditi tutti da un amico, fratello, figlio o conoscente, la verità è che il vero carcere lo sta scontando giorno per giorno chi ti ha amata, chi è rimasto».
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