«I figli scemi non dovrebbero ereditare nulla»

da Milano

Veltroni lancia l’allarme tv e Raitre risponde. Mentre il segretario democratico tuonava contro lo strapotere della maggioranza nelle televisioni («il consenso del governo è così grande perché c’è uno squilibrio inaccettabile, la tv è schierata con il Pdl come non si è mai visto»), le agenzie confermavano quanto anticipato ieri dal Giornale. Oggi infatti Veltroni sarà ospite della trasmissione Che tempo che fa insieme a Carlo Petrini, guru dello slowfood e fondatore del Pd, e allo scrittore torinese Alessandro Baricco, non certo si simpatie berlusconiane. E per non farsi mancare nulla, ieri c’è stato anche un gustoso antipasto «anti regime», condito dall’editore di Repubblica-l’Espresso Carlo de Benedetti. Certo, il pretesto del conduttore Fabio Fazio era nobile: presentare il libro scritto da de Benedetti con il giornalista di Repubblica Federico Rampini (che giovedì era ad Annozero... ) dal titolo Centomila punture di spillo - Come l’Italia può tornare a correre.
Dopo un’inizio un po’ stentato, forse per l’emozione, De Benedetti ha parlato della crisi economica, della situazione politica in Italia e del futuro presidente Usa. «Già a settembre dell’anno scorso - ha detto - avevo capito che eravamo in recessione», ed è per questo, spiega, «che ho scritto il libro». Già. Alla (scontata) domanda di Fazio «come riscriverebbe le regole del mercato» l’ex numero uno di Olivetti ha risposto un po’ alla Sordi: «In my definition la regola numero uno dovrebbe essere: ognuno sia padrone del proprio destino». Frase che suona strana per chi non è certo partito svantaggiato.
Ma è sulla politica che de Benedetti ha spiazzato più volte il suo interlocutore. Prima ha detto che «non siamo in un regime, perché la libertà d’espressione è totale», poi ha confessato che «la delocalizzazione e lo sfruttamento stanno sullo stesso piano» ma alla fine il suo ego da imprenditore ha prevalso sull’anima de sinistra, bocciando l’idea di un «costo ora-lavoro uguale per tutti, dappertutto».
A un Fazio un po’ nel panico, De Benedetti ha regalato altre «perle»: «La crisi del 2008 passerà alla storia come quella del ’29», «i due avvenimento più importanti degli ultimi anni sono state due grandi cadute di muri: quello di Berlino e quello di Wall Street. Vi sembra poco?».
L’intervista si è chiusa con uno spot per la Svizzera («ha salvato la pelle a me e ai miei figli, ecco perché prenderò anche la cittadinanza elvetica») e per Barack Obama, che è anche venuto in Europa», glissando però sulla mancata visita in Italia dall’amico Uolter.


Non sono mancati passaggi moralistici, quando l’editore di Repubblica ha fatto capire di non amare i rampolli beneficiati dai papà ricchi: «Il figlio di Bill Gates non dovrebbe ereditare i suoi soldi se fosse un idiota».

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