I finanzieri arrivano al Trivulzio Ma il tesoro del Pat è nei campi

Atmosfera tesa. Facce tirate. Aria elettrica, il clima che si respira in questi giorni tra i corridoi del Pio Albergo Trivulzio. Prima i nomi dei politici sui giornali, poi le dimissioni del cda, poi la manifestazione di di Pietro, ieri la guardia di finanza. In mattinata i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno fatto visita al neo commissario, Emilio Triaca per notificargli l’apertura della vertenza della Corte dei Conti. Le carte, che le fiamme gialle consulteranno direttamente nell’ufficio del patrimonio dell’ente, per non dover sigillare la stanza creando ulteriori disagi, permetteranno agli inquirenti di capire se la gestione «allegra» del portafoglio immobiliare abbia causato il danno erariale ipotizzato. Tre le piste battute dai finanzieri: le vendite degli immobili, i canoni di affitto di favore, il mancato introito per le case sfitte.
I militari hanno acquisito il decreto di nomina del commissario, emanato dalla regione Lombardia, lo statuto del Pat, il regolamento interno, tutta la documentazione dell’ufficio patrimonio, la normativa delle aziende di servizi alla persona. I finanzieri hanno incontrato il direttore generale, Fabio Nitti, unico superstite dell’intero cda, che si è dimostrato molto disponibile a collaborare con le forze dell’ordine. L’analisi dettagliata della documentazione prenderà il via la settimana prossima, anche per dare il tempo al commissario che ha preso servizio solo due giorni fa, di fare il punto e capire lo stato dell’arte.
I risultati delle indagini condotte dalla magistratura contabile saranno il punto di partenza per la Procura che lunedì ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, ipotizzando i reati di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e abuso d’ufficio per le vendite «sospette» e i presunti affitti di favore concessi dal Pat a personaggi noti.
Ma la «Baggina» non possiede solo 1350 unità immobiliari, la maggior parte in città, il resto nell’hinterland, affittati a prezzi low cost (150 circa sono invece sfitti). Nel portafoglio compaiono anche 1,69 milioni di metri quadri di terreni agricoli, di cui il 30% nel Parco Agricolo Sud: forse il vero tesoretto del Pat. Secondo il piano di governo del territorio, approvato il 4 febbraio, il parco avrebbe un indice di edificabilità dello 0,2, rivendibile per costruire in altre aree di Milano. Il Parco sud, infatti, è protetto dalla cementificazione, ma i potenziali metri cubi edificabili possono essere venduti alla Borsa dei diritti volumetrici o spalmanti su un’altra zona.
Si tratta - come fa notare il Sole 24 ore Lombardia - di un tesoro nascosto sotto i campi che la regione vorrebbe amministrare tramite la controllata Infrastrutture lombarde. Scoppiato lo scandalo Affittopoli, infatti, la regione aveva proposto di affidare la gestione dell’intero patrimonio del Pat - dopo il colpo sfumato alla fondazione policlinico lo scorso maggio - alla società.

Una proposta, rilanciata anche dal presidente Formigoni qualche giorno fa: «Potremmo mettere a disposizione di Milano l’esperienza di Infrastrutture lombarde».
Come il pat anche Fondazione Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena possiedono delle aeree nel parco sud per un totale di 2 milioni di metri quadrati.

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