da Milano
Pressing dei fondi su Banca Popolare Italiana che ha fallito il rimbalzo in Piazza Affari nelle stesse ore in cui il direttore generale Divo Gronchi cercava una via di uscita da Rcs e si mostrava fiducioso sui conti del gruppo. È stato un gioco di pesi e contrappesi quello che ha circondato Bpi: dopo aver abbozzato un rialzo fino al 6,5% che avrebbe permesso di recuperare almeno parte dei 750 milioni di capitalizzazione persi mercoledì (meno 20%), il titolo è tornato sui suoi passi fino a chiudere la seduta a 6,1 euro per un calo del 1,29 per cento.
Così come a favorire il rimbalzo (6,58 euro il massimo) era stata la precisa mappa tracciata da Gronchi al Sole 24 Ore, dicendosi «tranquillissimo» dei 925 milioni affidati ad alcuni fondi offshore; ad abbattere le quotazioni (meno 2,8% il minimo) sarebbero stati alcuni hedge fund intervenuti nel finale: sono passati di mano 19 milioni di pezzi, pari al 4% del capitale. Volumi che avrebbero attirato lattenzione della stessa Consob ma, tolto il peso della speculazione, il mercato mantiene unipoteca in attesa di capire quale strada sarà imboccata da Bpi per liquidare il 14,7% di Rcs depositato in pegno da Stefano Ricucci a fronte di un finanziamento da 850 milioni.
Il problema è stato al centro di un primo vertice tra Gronchi e Ubaldo Livolsi, che nella sua veste di advisor dellimmobiliarista non avrebbe tuttavia prospettato alcuna alternativa alla vendita. Se Ricucci ha di fatto rinunciato al Corriere, Bpi deve trovare il modo per limitare una minusvalenza ormai superiore a 100 milioni. Lincontro, svoltosi in un clima sereno, sarebbe stato aggiornato allinizio della prossima settimana così da permettere una verifica al Cda di Bpi in agenda oggi. La soluzione più probabile appare unobbligazione convertibile costruita da Mediobanca, con cui Gronchi ha moltiplicato i contatti ma a complicare la situazione potrebbe essere la situazione di Ricucci. Dopo aver lasciato cadere la sospensione dellimmobiliarista dalla guida di Magiste, il gip di Milano Clementina Forleo ha infatti sottolineato di ritenere «insufficiente» linterdizione lasciando prevedere provvedimenti più drastici.
Situazione che minaccia di aumentare la tensione tra i consiglieri di Bpi che potrebbero decidere di forzare la mano anche per salvaguardare lautonomia del gruppo. Chiusa lera di Gianpiero Fiorani e senza una severa pulizia di bilancio, Lodi rischia infatti di essere traghettata verso unintegrazione.
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