I funzionari democratici si fumano la democrazia

Sede del Pd, nel palazzo storico di piazza De Marini: c’è un via vai continuo di gente indaffarata, tanto indaffarata. Si attende Cofferati, e scusate se è poco, mentre in città si aggirano anche Letta e Marino. Anche per questo, forse, monta l’agitazione. «È qua il Cinese, arriva». «No, è sulle scale». «Ma cosa dici? Ha appena telefonato dal casello di Sampierdarena!». Il rivale di Basso e Pasero alle primarie continua a farsi attendere, mentre i giornalisti sono già arrivati da un pezzo. Qualcuno si permette - il temerario - di chiedere informazioni, ma non ottiene risposte convincenti. «Pazienza» fa Marcello Di Meglio, caporedattore di Ligurianotizie.it, che è sempre puntuale con la notizia, figurarsi con gli appuntamenti. Gira l’occhio, Di Meglio, in cerca di conforto. Incrocia lo sguardo di una funzionaria, capisce al volo che è molto coinvolta nella parte, oltre che nel partito. Difatti sta fumando a pieni polmoni, nonostante i cartelli di divieto che campeggiano sui muri della dimora ex patrizia, oggi democratica. «Scusi, ma qui non si potrebbe... Mi fa il piacere di spegnere?» dice l’incauto Di Meglio. La replica è al vetriolo: «Qui siamo in casa nostra e facciamo quello che vogliamo!». Belin, che botta! Ma il buon Marcello capisce che la tensione è tensione, non tanto per Cofferati che non viene, quanto per il Pd che non va. E allora Di Meglio si rivolge alla segreteria dell’onorevole Mario Tullo, il «padrone di casa» fino alla surroga con uno del trio. «Scusi, guardi, mi capisca, succede che quella persona fuma. Io le chiederei...». Neanche il tempo di finire la frase. Arriva la risposta, pronta, prontissima. Democratica: «Qui siamo in casa nostra. E possiamo fare anche di peggio!». Belin, che superbotta! Democratica, per giunta. Di Meglio rinuncia, esce, scende le scale.

E incrocia Cofferati. Cerca di spiegare l’accaduto. Ma il Cinese lo ferma subito: «Ci parli lei, se la veda lei con i funzionari. Io non saprei, buon giorno». Di Meglio in peggio. Ma non vuol dire: ci restano sempre le primarie.