Se la prendono con il sindaco e con la Chiesa. Circa seimila persone per la questura (ventimila per gli organizzatori) hanno partecipato ieri al carrozzone del Gay Pride, che tra bandiere colorate, fischietti e la musica di Gloria Gaynor non ha fatto mancare come al solito momenti di contestazione. Se Vittorio Sgarbi laveva battezzata «suor Letizia», dopo che gli aveva tolto le deleghe da assessore alla Cultura a causa delle mostre irriverenti che più di una volta ha cercato di organizzare in città, anche la comunità gay non ha perso loccasione della sfilata per le vie del centro per accusare la Moratti di una linea troppo «bacchettona». «Quella di Milano - ha affermato Franco Grillini, storico esponente dellArcigay - è la comunità omosessuale più numerosa dItalia, molti lavorano nel made in Italy e danno un enorme contributo. Eppure la Moratti e prima di lei Albertini si sono sempre rifiutati di ricevere la delegazione del Gay Pride. Milano dovrebbe essere la finestra dellItalia sullEuropa, e invece si trincera dietro un muro moralistico e clericale. Il sindaco dovrebbe chiedere scusa».
Gay, lesbiche, transessuali e drag queen hanno sfilato dalle 14 alle 16 tra largo Cairoli, piazza Duomo, Scala fino in via Palestro per rivendicare i loro diritti (a partire dal riconoscimento delle unioni di fatto) e per protestare contro i recenti episodi di violenza a sfondo omofobo che si sono verificati di recente. Un paio di settimane si è verificato un episodio anche in città, alle Colonne di San Lorenzo.
Dietro lo striscione «ne abbiamo abbastanza» e una decina di carri dai cui altoparlanti veniva trasmessa musica dance, la comunità omosessuale ha invaso le vie del centro con fischietti, bandiere arcobaleno e coriandoli. «Siamo qui per dimostrare che non ci arrendiamo alla paura - ha detto Marco Mori, presidente milanese dellArcigay - in una città dove la sicurezza è agitata come spauracchio per guadagnare voti, ma quando riguarda noi gay non è più una priorità».
Un momento di protesta anche davanti al Duomo, dove il corteo ha interrotto la marcia per fischiare e denunciare «gli abusi sessuali compiuti dagli uomini di chiesa in varie parti del mondo». Uno degli organizzatori della manifestazione, vestito da prete, ha elencato al microfono alcuni casi di presunte violenze ai danni dei bambini compiuti da ecclesiastici e finiti allattenzione della stampa internazionale.
«Il prossimo settembre - ha annunciato Mori -, saremo di nuovo a Milano con levento itinerante Lamore spiazza: un incontro politico con la città nel quale avremo anche noi da dire la nostra sul prossimo candidato sindaco».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.