«I generi più gettonati? Romanzo storico e giallo»

Si chiama «opera viva» la parte sommersa di una barca: in letteratura corrisponde alla massa degli inediti. Laura Lepri (www.lauralepri.com), lettrice per Vigevani, oltre che editor freelance di autori affermati, conosce questo substrato culturale come chi lavora in un cantiere conosce la base dello scafo.
«Il servizio di valutazione inediti costa 500 euro. Fascia di prezzo medio-alta. Chi si rivolge a me vuole un giudizio professionale. Non si accontenta di quello della zia. Tengo un corso di scrittura al teatro Litta e molti inediti mi arrivano attraverso questo canale».
Cosa scrive chi non pubblica?
«Oggi, a parte i soliti gialli (70 per cento), storie di famiglia (20 per cento) e romanzi storici. È singolare vero? Ammiro gli aspiranti che scelgono il romanzo storico».
E prima?
«Storie autobiografiche: emancipazione femminile, professori che si innamorano dell’allieva. Avrò letto 4/500 storie di professori che si innamorano delle allieve».
I professori hanno smesso di innamorarsi delle allieve?
«Hanno smesso di scriverne. Il genere non riscuote successo e la componente emulativa viene meno».
Che rischi comporta la ricerca dell’emergente che fa il botto? «Che si producano libri, non scrittori. Per un esordiente, specie se giovane, il successo è difficile da gestire. Il secondo libro è uno scoglio».
È un caso che molti nomi in vista siano autori di un solo libro: Piperno, Saviano, Giordano?
«Tutti Mondadori. Non è un caso. Si deve al fatto che in Mondadori c’è un editor molto bravo: Antonio Franchini».
Che inedito vorrebbe leggere e non le mandano?
«Splendori e miserie degli anni ’80. Il tempo preferito dalla nostra narrativa è il passato remoto. O il presente. Vorrei un romanzo sul passato prossimo».
Quanti passano il vaglio tuo e di Vigevani?
«Per dirla con Morandi: uno su mille ce la fa».


Non avete paura di cestinare un capolavoro?
«Conviviamo con il complesso del Gattopardo, chiamato così dalla bocciatura che Vittorini inflisse a quel manoscritto. È un complesso che fa bene al nostro lavoro».
La figura dell’editor freelance è più o meno diffusa di prima?
«Più diffusa. Le case editrici hanno meno personale e si rivolgono di più all’esterno».

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