Di gialli, tranne in rarissimi casi, non si vive, e ve lo dimostreremo. Eppure sembra siano proprio gialli i più frequenti manoscritti pronti a spuntar fuori dai cassetti degli italiani. Un lavoro sicuro, che permetta di avere almeno qualche sera a fine settimana liberi, e poi via con i piccoli omicidi casalinghi, preferibilmente di provincia, possibilmente risolvibili da un commissario adatto alla serializzazione fin dalla prima avventura. Inutile specificare che galeotto fu Faletti: diciamo solo che c’è ancora qualcuno che quando legge il suo cognome sulla copertina dell’ultimo successo natalizio esclama: «Ah già, il comico».
A costui, e a molti altri, toccherà sgranare gli occhi tra poco meno di un mese, quando sarà in libreria Chi ha ucciso Norma Jean? (pagg. 176, euro 12, in uscita il 20 gennaio), nuovo giallo a firma Fabrizio Corona. Chi, il «personaggio televisivo italiano, protagonista del caso mediatico-giudiziario noto come Vallettopoli, socio ed amministratore di un’agenzia fotografica di Milano, la Corona’s, dichiarata fallita il 9 dicembre 2008?» (è la definizione di Wikipedia)? Proprio lui. L’editore Cairo, che al momento rifiuta di fornire approfondimenti, si limita a snocciolare alcuni elementi: l’investigatore protagonista del giallo è un paparazzo. L’ambiente è quello dello spettacolo, anzi, ad essere più precisi, i dietro le quinte dei set delle trasmissioni televisive. Gli omicidi, che avvengono appunto tra le star della tv, avranno «strane» caratteristiche. Il resto è ipotesi.
Forse esiste una categoria, che senza spocchia, ma per contezza della leggerezza del tema chiameremo dei «giallisti della domenica». Che, partiti dilettanti, da mondi che spesso si trovano a distanze siderali da quello dell’arte, raggiungono a volte il cuore del lettore e la mente del critico. I giallisti sono fortunati: gli editori in Italia sono tanti e a un buon giallo sono sempre interessati. E lo stesso si può dire dei lettori, che negli ultimi anni hanno premiato, oltre a Camilleri, Lucarelli e Faletti, anche il buon giallo fatto in casa da nomi per nulla noti, che in tv non si vedono mai e che nella vita fanno tutt’altro. Giovanni Negri a esempio produce Barolo, Chardonnay e Pinot Nero nelle Langhe piemontesi ed è stato segretario del partito radicale, parlamentare, fondatore dell’Osservatorio laico. Da meno di un mese è giallista, autore de Il sangue di Montalcino (Einaudi) e i lettori già lo hanno nominato «miglior libro dell’anno» al Tg1: omicidio di un enologo di fama mondiale tra le vigne, commissario un tal Cosulich al quale il vino interessa meno dell’acqua e che ritiene gli intenditori un branco di esibizionisti anche un po’ stronzi (parole sue). Marco Malvaldi, classe 1974, Bancarella 2009, è ricercatore presso il dipartimento di Chimica Biorganica dell’università di Pisa, dove è nato, fa il chimico, ma ha provato anche a fare il cantante lirico. Poi gli è andata bene come giallista: a scrivere il primo, per puro divertimento, ci ha messo quattro anni, per il secondo s'è fatto un metodo ed ha risolto in nove mesi. I suoi quattro vecchietti terribili, che indagano al BarLume, (tutti pubblicati da Sellerio, l’ultimo è Il re dei Giochi) hanno totalizzato in tre titoli 200mila copie e diventeranno, pare, una fiction Rai. Sicché Malvaldi ha preso coraggio e ha mollato la serializzazione: per il 20 gennaio è atteso Odore di Chiuso, nuovo giallo ottocentesco in cui protagonista è il gastronomo Pellegrino Artusi. E nella stessa scuderia Sellerio corre anche il professor Carlo Flamigni, uno dei più famosi ginecologi italiani, che ha trovato il tempo di sfornare due «mistery romagnoli».
Mauro Marcialis è maresciallo capo della Guardia di Finanza a Reggio Emilia e ha anche due bambine, eppure ha sfornato quattro titoli in quattro anni. Il nuovo giallo, Dove tutto brucia atteso per gennaio da Piemme, vede protagonisti poliziotti corrotti, Farc colombiane e immigrati clandestini cinesi sullo sfondo dei Mondiali di calcio 2006.
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