I Giants di San Quintino evadono al cinema

Appena scendi in campo l'altoparlante ti fa capire subito che aria tira nell’ora d’aria: «Si ricorda ai giocatori della squadra ospite che nella malaugurata ipotesi foste presi in ostaggio non negozieremo il vostro rilascio in cambio della libertà di uno dei prigionieri, ma faremo quanto nelle nostre possibilità per farvi uscire sani e salvi da qui...» E se speri nel sostegno del pubblico stai fresco. Dietro le tue spalle c’è una delle curve meno raccomandabili del mondo.
Benvenuti a San Quintino, contea di Marin, a ridosso della baia di San Francisco, il penitenziario più famoso degli States e il più antico della California, costruito un secolo e mezzo fa dai detenuti stessi, mattone su mattone, come gli schiavi egizi con le piramidi. Seimila detenuti abitano qui, molti in un monolocale due per tre di cemento armato, ottantacinque, considerati pericolosissimi, li hanno sepolti vivi nell'Adjustment center, il braccio di massima sicurezza.
Benvenuti a San Quintino, tana dei Giants di baseball, una sporca dozzina di gente per male, assassini, rapinatori, spacciatori, stupratori, ergastolani, che da tredici anni detta legge nelle leghe minori, 35 partite giocate all’anno, da maggio a luglio, tutte in casa, e non perdono quasi mai. Non è gente di primo pelo, la media di età è sui 45 anni, ma qui dentro il tempo che passa è una variabile che ha un valore tutto particolare, qui dentro si impegnano alla morte anche quelli che non avranno mai la possibilità di rifarsi una vita.
San Quintino non è un posto dove passare le vacanze anche se da anni la contea vuole trasformare la prigione dai tetti rossi che ha ospitato Charles Manson e Richard Ramirez, the Night Stalker, il predone della notte, uno dei più efferati serial killer degli Stati Uniti, in un resort turistico con ville di lusso e piscine da sogno. Ha il maggior numero di condannati a morte degli States, più di seicento morti che camminano. Qui da più di settant’anni non ci sono donne, qui trovi l’unica camera a gas della California, qui espongono con una certa sinistra libidine le palle di cannone a cui venivano incatenati i carcerati ribelli. Già appunto. Per giocare a baseball qui dentro non ti basta una mazza, devi avere soprattutto le palle.
Eppure c’è chi fa la fila per entrare in questo buco. Chris Rich, per esempio detto l’Allampanato, due metri di altezza, più ossa che carne, e un omicidio sullo stomaco difficile da mandare giù. Ha chiesto lui di venire qui, solo per giocare nella squadra di baseball: «Avevo 17 anni quando ho piazzato il mio primo fuoricampo, il secondo l’ho fatto qui dentro, a 43. Credetemi, è stato come aver avuto in regalo dal destino un’altra chance».
Si giocano tutto quello che hanno, cioè l'anima, che non è poco, vogliono vincere perché non hanno niente da perdere. Pensare che a mettere insieme la gang è stato un prete. Il reverendo Earl Smith, cappellano della prigione, anima del gruppo. S’è messo in testa di redimere la banda bassotti a mazzate. Adesso è arrivato anche il cinema a raccontarli con un film documentario «Bad Boys of Summer: San Quentin Giants», ma anche Hollywood ha messo gli occhi su di loro. «Tutta colpa di mia moglie Jessica - spiega il regista Tiller Russel - un giorno è tornata a casa con una copia del Los Angeles Times che parlava della squadra, questo sarà il tuo prossimo film, mi ha detto. Eccomi qua: è lei che mi ha mandato in galera...». Per la prima volta i Giants hanno avuto tifosi veri, prima del film nessun esterno era mai stato ammesso in tribuna.

Duane Kuiper, oggi radiocronista dei San Francisco Giants, c’è passato: «Quando vedi la pallina correre contro il cielo, scavalcare il muro di cinta con il filo spinato e fuggire via, finalmente libera ti senti un dio». Miracoli di San Quintino...

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