I giudici graziano Rudy: pena dimezzata

Alla fine il meno colpevole, sembrerebbe proprio lui. Il vertice molle del triangolo, il «disadattato» senza famiglia, l’unico ad aver confessato di essere stato in quella casa di via della Pergola la sera del delitto.
Rudy Guede, il primo ad essere condannato per l’omicidio di Meredith Kercher (aveva scelto il rito abbreviato) ieri in Appello ha trovato una Corte che gli ha creduto. Almeno in parte: per lui pena ridotta da trenta a sedici anni.
Quattro ore di camera di consiglio per un verdetto che forse ribalta posizioni, ruoli, responsabilità in un omicidio per il quale si proclamano tutti innocenti. La seducente Amanda che durante gli interrogatori intonava le canzoni dei Beatles; Raffaele Sollecito, all’epoca suo novello fidanzato, che giura e stragiura di non essere mai stato lì. E infine lui, il ragazzo di colore, il bersaglio più facile e scontato da incastrare. Fuggito subito dopo l’omicidio, una marea di sue tracce sul luogo del massacro. Qualche giorno fa l’americanina di Seattle e il neo ingegnere di Giovinazzo si sono visti appioppare dalla Corte d’assise di Perugia rispettivamente 26 e 25 anni di reclusione. Avevano giocato la loro difesa puntando l’indice contro l’ivoriano: «Lui il vero e unico assassino».
I giudici di Perugia hanno osservato da una prospettiva diversa. Concedendo a Rudy, chissà perché solo lui processato chiuso in gabbia, le attenuanti generiche che avevano chiesto i difensori. Ovvero «per la sua giovane età, per il fatto che è incensurato, perché non ha nessuna relazione con l’arma del delitto e perché non ha commesso lui l’omicidio».
La partita, a questo punto, si riapre. Se i suoi avvocati si mostrano solo parzialmente soddisfatti - speravano in un’assoluzione piena - Amanda e Lele, gli avversari, ora dovranno combattere un processo diverso. Magari raccontando qualcosa di nuovo in Appello.
Il round stavolta lo ha vinto Rudy. Ma lui ora vuole la libertà. «Non sono contento della sentenza perché io sono innocente», ha chiosato fuori dal tribunale.
«È un giudizio che accogliamo in modo tiepido, perché ha riconosciuto comunque l’esistenza della violenza sessuale anche se riabilita in qualche modo la figura di Rudy», spiega l’avvocato Nicodemo Gentile, uno dei difensori. «Appena avremo le motivazioni ricominceremo nella nostra battaglia che è quella che abbiamo sempre detto e cioè l’inesistenza della violenza sessuale e del concorso in omicidio».
In realtà la decisione dei giudici potrebbe anche essere letta diversamente. Insomma lo sconto di ieri sarebbe frutto di una sorta di «riallinamento» delle sentenze alla luce delle condanne della Knox e di Sollecito. A Guede sarebbero stati «scontati» otto anni avendo lui, a differenza degli altri due imputati, scelto il rito abbreviato.
Pronto allo scontro l’avvocato di Sollecito, Luca Maori.

«Rudy Guede è stato premiato dai giudici, ma ora dica la verità su chi era con lui nella casa di Meredith. Perché lui non ha mai indicato il nome di Raffaele. È impossibile che non conosca quella persona».
La storia è infinita.

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