I giudici: «La mamma di Ale non può fare la vittima»

Katerina Mathas non è una vittima e non può farla. Lo hanno detto chiaro i giudici della Corte D'Appello di Genova, presidente Massimo Cusatti, che ieri mattina non hanno ammesso l'ex cocainomane come parte civile nel processo che vede, finora, unico imputato l'ex compagno d'amore e di sniffate Antonio Rasero. Il broker genovese è salito sul banco degli imputati con l'accusa di infanticidio, mentre la giovane dagli occhi di ghiaccio è ancora indagata, a piede libero, «solo» per abbandono di minore aggravato dalla morte. La prima udienza si è svolta sotto i riflettori e ha ricordato la tragica scomparsa di quel batuffolo di otto mesi che ha smesso di respirare in un monolocale del residence Vittoria a Nervi la notte tra il 15 e il 16 marzo scorso, mentre la mamma sarebbe stata in preda alla droga.
«Mio padre è morto ieri notte - ha detto il giovane broker, che si è sempre proclamato innocente - e l'ho saputo soltanto quando sono entrato in aula. È stato un modo orribile di cominciare il processo. Ho fiducia in questo giudice, ma vedere gente che fa gli scoop sui propri figli...».
«Non voglio vedere Antonio - ha detto Katerina Mathas, rimasta fuori da Palazzo di Giustizia - ho paura di essere fraintesa, da questo processo ormai non mi aspetto più nulla di buono». I giudici hanno rigettato una prima eccezione sollevata dall'avv. Andrea Vernazza, difensore di Rasero, che, in sostanza, ha chiesto di annullare il decreto di giudizio immediato e di andare all'udienza preliminare perché non vi sono prove evidenti di colpevolezza. Le toghe genovesi hanno però precisato che il decreto non si è basato sull'evidenza della prova, ma è stato fatto sulla base di una norma che prevede la sua validità laddove sia stato emesso prima che l'imputato abbia trascorso sei mesi in carcere.

Il pm Marco Airoldi ha chiamato i primi cinque testimoni, che non hanno rivelato granché di nuovo. Nelle prossime udienze, con le relazioni dei periti, soprattutto sul morso al piccolo Ale e sull'ora del presunto delitto, in molti si attendono clamorosi colpi di scena, se non «ribaltoni».

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