I governatori fanno pace all’«Antipatico» «La devoluzione non spaccherà il Paese»

Il presidente della Lombardia Formigoni e il diessino Burlando (Liguria) d’accordo sugli effetti della riforma sulla sanità

Mimmo Di Marzio

da Milano

Riflettori accesi sul referendum del 25 giugno: quali effetti potrebbe avere concretamente la riforma costituzionale sulle regioni italiane in merito a temi fondamentali per il Paese come sanità, istruzione e ordine pubblico? Sull’argomento, oggetto della puntata di questa sera dell’Antipatico (in onda su Rete4, ore 23.15), intervengono due governatori simbolo della politica italiana: Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia e Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria. La sorpresa è che entrambi, pur appartenendo a due schieramenti contrapposti (il primo di Forza Italia, il secondo Ds), appaiono sostanzialmente d’accordo su un punto: la riforma che chiede l’aumento dell’autonomia degli enti locali non porterebbe alla dissoluzione dello Stato, così come oggi viene paventato dai comitati del «no», ma potrebbe essere maggiormente in linea con i bisogni dei cittadini.
Ne è ovviamente più che convinto Formigoni che, in tema di sanità, nega l’eventualità di spaccature all’interno del Paese e a Belpietro risponde puntualizzando l’urgenza di «competenze esclusive» per le Regioni in termini di assegnazione delle risorse. Ma poiché i cittadini resteranno uguali davanti alla legge, precisa il governatore lombardo, rimarrebbe inalterata la possibilità di usufruire dei servizi di assistenza sanitaria di regioni più dotate, così come avviene oggi nei cosiddetti «viaggi della speranza».
Dal canto suo, Burlando non vede spauracchi. Per il governatore della Liguria, addirittura, la riforma influirebbe ben poco sullo status quo della sanità pubblica. Già attualmente, dice il governo ha poca voce in capitolo su come le Regioni distribuiscono i fondi tra Asl, ospedali e centri territoriali. Stesso dicasi per l’istruzione dove, ricorda Belpietro, la riforma interverrebbe solo sul cinque per cento dei programmi. «La Liguria - dice Burlando - ha una storia molto importante che vale la pena di essere raccontata, di essere insegnata». Formigoni dà atto al collega di usare «toni e argomentazioni diverse, in alcuni casi molto diverse da altri elementi del suo schieramento che stanno invece cercando di dimostrare che questa riforma distruggerebbe l’Italia».
Opinioni diverse manifestano invece i due governatori sull’introduzione della polizia regionale. Secondo Burlando, i compiti della polizia locale non dovrebbero fuoriuscire da quelli attualmente gestiti dal corpo dei vigili urbani. «Siamo un Paese - dice - che ha grandi organizzazioni malavitose e il compito di combatterle può spettare soltanto a polizia, carabinieri e Guardia di finanza». Di parere opposto Formigoni, che vede l’ipotesi di una polizia regionale in linea con l’esperienza di Stati federali come la Germania dove «funziona benissimo».

Il ruolo, secondo il governatore lombardo, potrebbe essere di raccordo e di contrasto alla piccola criminalità specifica del territorio. Quanto al capitolo relativo al Senato delle Regioni, i due governatori si dimostrano d’accordo su un punto: i presidenti delle Regioni dovrebbero obbligatoriamente farne parte.

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