I grandi incastrati dalle domande dei piccoli

Ci sono i bambini che fanno ohhh... E quelli che fanno prrr... Alla prima categoria appartengono i bambini educati e sognatori; alla seconda i piccoli impertinenti e pragmatici. In questa sede analizzeremo il baby-partito del prrr: quello cioè che alle esclamazioni contemplative preferisce le pernacchie sbeffeggiative. Robaccia che può esprimersi non solo sotto forma di rumori molesti, ma pure attraverso domande impertinenti. Le stesse che i giornalisti sognano di fare al Vip di turno, ma che poi in conferenza stampa non trovano mai il coraggio di porre. A volte per educazione, più spesso per vigliaccheria... Sentimenti allegramente estranei ai nostri «colleghi» under 10 che infatti, quando gliene offrono l’opportunità, vanno già durissimo.
L’ultimo match risale all’altroieri e ha fatto il giro del mondo. Nell’angolo destro l’uomo più potente della terra (il presidente Barack Obama, 48 anni), nell’angolo sinistro il ragazzino più impertinente del pianeta (Tyson Scott, 9 anni). Tyson - nome da re del ring, ma faccia alla Arnold - è riuscito a mettere al tappeto Barack con la devastante forza di un quesito facile facile: «Perché la gente ti odia?». Obama incassa il colpo, barcolla. La campanella del primo round è ancora lontana. Il pubblico di New Orleans non crede ai propri occhi, ma soprattutto alle proprie orecchie. Cos’è che ha chiesto quella mezza sega di Tyson? «Perché la gente ti odia?». Pazzesco. The President è alle corde, qualcuno getti la spugna. Obama ha solo la forza di sussurrare: «Se gli americani mi hanno eletto presidente, vuol dire che non tutti mi odiano...». L’arbitro conta Barack fino a 9 (esattamente gli anni di Tyson) e proclama il piccolo Scott vincitore per ko tecnico alla prima ripresa.
Successo senza storia anche quello ottenuto da Alfredino, il coetaneo italiano di Tyson, che, due settimane fa, ospite della trasmissione di Bonolis «Chi ha incastrato Peter Pan», chiese a Mourinho: «Ma se non vinci ti pagano lo stesso?». Lo Special One, sentendosi improvvisamente un pirla, rispose: «Sì». Pochi minuti prima un altro amichetto di Alfredino aveva posto un altro fondamentale quesito a Luca Laurenti: «Ma tu fai lo scemo solo in tv o sei scemo veramente». La settimana dopo a finire tra le grinfie dei baby reporter fu Alessia Marcuzzi, alla quale Giovanni, 10 anni, domandò giustamente risentito: «Ma perché ti sei ridotta le tette? Al mio papà piacevano tanto!». E mica solo al papà di Giovanni...
Ma nella loro vita sempre in giro a stringere mani e firmare autografi, moltissimi Vip si sono ritrovati a fare i conti con le domande-verità dei fan in erba. Ne sanno qualcosa Alba Parietti («Avevi le labbra così gonfie anche quando andavi alle scuole elementari?»); Lino Banfi: («Nonno Libero fa ancora sesso?»); Elisabetta Canalis: («Per diventare velina hai frequentato l’università?»); Cristina del «Grande Fratello»: («Ma il tuo seno, se vai in aereo, può esplodere come un palloncino?»); George Clooney: («Faresti l’amore con la mia mamma? E con il mio papà?»); Riccardo Scamarcio: («È vero che chi è bello non è intelligente?»; Dino Meneghin: («Se nascevi basso che mestiere avresti fatto?»); Gianluigi Buffon: («Il portiere è il ruolo più sfigato?»); Piero Chiambretti: («Perché ti vesti come un clown?»); Cristina D'Avena: («Da grande farai canzoni serie?»); Pippo Baudo: («Perché Katia Ricciarelli ti ha lasciato?»); Antonella Clerici: («Ti piacciono le mucche perché hanno le mammelle grosse come le tue»?).
Ma attenzione, le domande-trabocchetto non colpiscono solo le celebrità. Chi ha un figlio di 3-4 anni si tenga pronto: a questa età il «gioco dei perché» diventa un cardine del rapporto bambini-adulti.

Le domande per i più piccoli diventano uno strumento fondamentale per crescere, orientarsi, capire il mondo; ma sono anche un modo per attirare l’attenzione di mamma e papà, continuando a crederli onniscienti. Fino alla fatidica domanda, che fa piombare il gelo in famiglia: «Mamma, perché papà non dorme più nel lettone?».

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