RomaI piani alti di Futuro e libertà occupati dai falchi - con «l’aggravante» di presenze marcatamente laiche, le colombe che se ne vanno alla spicciolata portandosi dietro potenziali elettori e la fama di moderati. Infine il mezzo divorzio dei senatori che si è consumato ieri, e la probabile nascita di un nuovo partito. La crisi di Fli sta facendo tremare il Terzo polo e l’azionista di maggioranza, l’Udc, comincia a non poterne più dei travagli finiani. Preferisce tenerli lontani.
Già la nomina del vertice dopo il congresso di Milano aveva creato malumori nel partito di Pier Ferdinando Casini, distante dalle posizioni sulla giustizia di esponenti futuristi come il coordinatore Italo Bocchino o Fabio Granata. Lontanissimo dalle posizioni sulla bioetica di Giulia Bongiorno e, soprattutto, di Benedetto della Vedova, tanto che l’ipotesi di una sua nomina a capogruppo è stata oggetto di telefonate tra i vertici dei due partiti.
Dall’Udc è arrivato l’invito a non dimenticare che il centro, non può che essere di ispirazione cattolica. Fli ha incassato il colpo, tanto che ieri nella commissione Giustizia della Camera, il Ddl sul testamento biologico è passato con i voti del centrodestra e del Terzo polo al completo.
Oltre ai problemi di linea politica, a preoccupare il Partito della nazione, ci sono i voti. Le difficoltà di Fli rischiano di rendere il Terzo polo indigesto allo zoccolo duro democristiano che vota Casini e anche alla periferia del partito (ieri è stato sostituito il capogruppo al consiglio regionale calabrese che non voleva replicare l’alleanza con il Pdl alle prossime comunali).
Nei sondaggi che circolano nelle stanze dei partiti centristi già ci sono segnali in questo senso. Quelli ufficiali usciti in questi giorni danno il Fli in caduta (quello di Ipsos dal 7,7 per cento dopo la convention di Bastia Umbra al 5 di qualche giorno fa) e l’Udc stabile intorno al 6 per cento. Se la crisi di Fli dovesse aggravarsi i voti dovrebbero diminuire ulteriormente. Ieri Casini ha assicurato che le «dinamiche parlamentari» di Fli non nuoceranno alla sua coalizione: «I sondaggi, danno il Terzo polo al 15 per cento».
Ma le statistiche rilevate oggi non tengono conto dello stillicidio di uscite dal partito e della scissione che è di fatto iniziata ieri a Palazzo Madama. La riunione dei senatori di Fli è stata più sofferta del previsto. Tra gli scontenti, un gruppo guidato da Mario Baldassarri, si è schierato contro la scissione. Alla fine in sei hanno deciso di restare - almeno per ora - in Fli. Oltre a Baldassarri, Valditara, Germontani, De Angelis, Digilio e Contini. Vorrebbero fare un nuovo gruppo parlamentare che faccia riferimento al Terzo polo. Fino a ieri l’orientamento di Casini è di fare restare l’Udc da sola e di creare due gruppi che fanno riferimento all’area centrista, ma ora la partita si è riaperta.
Lasciano Saia e Viespoli.
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