da Milano
Per fortuna suonano. Altrimenti i Keane se ne sarebbero rimasti nel loro paesino a Sud dellInghilterra, un posticino innocuo che si chiama Battle (battaglia) solo perché lì vicino, ad Hastings, mille anni fa gli inglesi se le presero dai Normanni. Però suonano. Due anni fa i Keane, che sono tre inglesotti candidi e convinti, pubblicarono il ciddì Hopes and fears già emozionatissimi «allidea di essere una vera band che suonava in tutta la nazione e aveva i propri dischi alla radio».
Poi hanno cambiato emozioni perché lalbum ha venduto a sorpresa cinque milioni di copie, vinto premi e dominato classifiche e li ha pure portati a suonare con gli U2 al Madison Square Garden di New York. Ieri il cantante Tom Chaplin e il pianista Tim Rice Oxley sono spuntati a Milano per parlare del loro nuovo ciddì che già nel titolo raccoglie le loro due anime: Under the iron sea, sotto il mare dacciaio. Profondità e ritmo. Visioni e movimento. «Quando abbiamo visto gli U2 per la prima volta - hanno detto - erano allo stadio di Wembley per la tournée di Zoo tv. Era il 1993: tutti li criticavano perché erano troppo ridondanti, ma a noi, che veniamo da un paesino, quello sembrò il più bel concerto di tutti i tempi. Ci fece capire che cosa volevamo fare da grandi. E quando abbiamo incontrato Bono per la prima volta, lanno scorso, ci ha dato il consiglio più azzeccato: scegliete bene la successione delle canzoni nella scaletta del cd. Lui non è molto soddisfatto di come gli U2 hanno disposto i brani in How to dismantle an atomic bomb». E chissà se i Keane sono soddisfatti della loro scelta: lalbum si apre con il brano Atlantic, che dà la misura del loro rock inglesissimo e soprattutto vivo come pochi altri, capace di mantenere alta la tensione anche senza usare chitarre. Sarà questo ad aver attirato lattenzione anche di Irvine Welsh, lo scrittore che scrivendo Trainspotting ha scavato nelle depravazioni esistenziali degli inglesi. «È venuto a trovarci in studio e ha voluto dirigere il video di Atlantic e lo ha fatto a modo suo: era la prima volta che provava a fare il regista. Bisogna dirlo: è un tipo che parla poco ma, quando lo fa, dice cose sensate».
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