I lampioni di Castelletto rischiavano di cadere

Il detto del «tacòn pezo che il buso» è veneto, ma vale anche in Liguria. Lo sanno bene persino gli abitanti dell’elegante quartiere genovese di Castelletto, che negli ultimi tempi ne hanno avuto una lampante dimostrazione: perché, a volte, il rattoppo è davvero peggiore del buco che si vorrebbe maldestramente coprire.
In questo caso, il «buso», cioè l’imperfezione, è rappresentato da alcuni vecchi lampioni in fondo a corso Firenze. Tre, per la precisione: piuttosto scalcinati e molto diversi, anche perché più bassi, da tutti gli altri che da anni illuminano il resto della via. E che invece sono proprio belli a vedersi, per via di quella loro forma arrotondata, in tipico stile liberty.
Il «tacòn», invece, in questo caso, è costituito dal maldestro tentativo di rimediare a quella imperfezione: per sostituire quei tre lampioni, un mese fa salgono a Castelletto due camion e una squadra di una decina di operai. Che, armati di buone intenzioni, iniziano a montare i tre nuovi pali, alti cinque o sei metri e più simili a quelli che ornano tutto il resto di corso Firenze.
«Ben fatto», si sono detti sulle prime i residenti, soddisfatti per quell’abbellimento inatteso della loro via. Salvo poi ricredersi in tutta fretta, vedendo ritornare, solo qualche giorno più tardi, gli stessi identici camion. E salvo poi strabuzzare i propri occhi increduli, di fronte a quello che stava succedendo: gli operai, infatti, erano già intenti a smontare quegli stessi tre lampioni, posizionati solo un paio di giorni prima.
La motivazione ufficiale? «Il buco in cui avevamo inserito i lampioni era troppo poco profondo - questa la spiegazione fornita dagli operai a un residente sceso subito in strada perché incuriosito da quella scena così singolare - Dobbiamo rimuovere i pali e scavare più a fondo: altrimenti i lampioni potrebbero cadere da un momento all’altro».
Insomma, il lavoro poteva essere fatto decisamente meglio, per usare un eufemismo: tanto che i responsabili sono dovuti tornare quasi immediatamente sul posto. Per porre rimedio a quell’intervento fatto un po’ così - diciamo «alla carlona»? - ed evitare rovinose cadute di lampioni. Magari sulla testa di qualche passante, o sul parabrezza di qualche automobilista in transito da quelle parti.
Fortunatamente, i vecchi lampioni - di uno stile sì differente rispetto agli altri, ma ancora perfettamente idonei a svolgere la loro funzione: illuminare la strada - non erano ancora stati scollegati. Altrimenti i residenti sarebbero rimasti pure al buio.
E i lampioni nuovi? Per ora sono stati abbandonati su un lato della strada, in attesa che la troupe di operai ritorni nuovamente in corso Firenze, per tentare di portare finalmente a termine questo lavoro. E a terra, per ora, sono ancora ben visibili i buchi troppo poco profondi, su cui bisognerà nuovamente intervenire.
«Quello che è successo ha dell’incredibile - commenta amaro un abitante del civico 46 - Il Comune non può venirci a dire che non è in grado di ridurre l’Ici perché le entrate sono quelle che sono. Che controlli meglio le uscite, piuttosto, perché non è accettabile buttare via i soldi in questa maniera».


La sicurezza dei cittadini - su questo non si discute - deve venire prima di tutto: e dunque ben venga un intervento che eviti il crollo improvviso (e pure improvvido) di un lampione. Ma era proprio così difficile pensarci prima, ed evitare di fare due volte un lavoro effettuato forse con un po’ di leggerezza?

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