Nato nel 1940 a Vannes, in Bretagna, terra di turismo, buona cucina e di ben radicate tradizioni locali, Serge Latouche conserva nei propri cromosomi storici il carattere della piccola patria (quella che i tedeschi chiamano Heimat). I suoi pallini, infatti, si chiamano localismo e decrescita conviviale. Insomma, la filosofia della gita in campagna con picnic globale per tutti. Tale scuola di pensiero ha negli ultimi anni preso parecchio piede, tanto da proporsi come contraltare del capitalismo ligio ai dettami del libero mercato. Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita (Bollati Boringhieri, pagg. 203, euro 16) il suo ultimo libro, è la summa di questo orientamento quasi neo-pauperistico. Ma unaltra parola chiave del latouche-pensiero la troviamo anche in Il tempo della decrescita.
Introduzione alla frugalità felice (Eleuthera, sempre di questanno), scritto con Didier Harpagès. Mentre il «nemico» delleconomista filosofo compare in un volume (uscito anchesso per Eleuthera) dellanno scorso: La fine del sogno occidentale. Saggio sullamericanizzazione del mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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