Come nelle peggiori crisi matrimoniali, tra Prodi e Bertinotti sta finendo a piatti rotti e calci negli stinchi.
Ufficialmente il premier non ha proferito parola sulla pesantissima intervista del presidente della Camera, che dichiarava finita lUnione e «morente» il governo. In privato, però, ne ha dette di tutti i colori sul «tradimento» di Rifondazione. E ieri il più silenzioso dei suoi collaboratori (non a caso addetto ai Servizi segreti) ha dato voce alla furia di Palazzo Chigi: Bertinotti, secondo il sottosegretario Micheli, manca addirittura di «senso dello Stato». La reazione di Rifondazione è altrettanto dura: il capogruppo Migliore parla di «imbarbarimento» e chiede a Prodi di prendere pubblicamente le distanze da Micheli.
E però, il premier ha capito che stavolta il pericolo era reale, e che Rifondazione e Pd gli stavano mandando a dire che le riforme si faranno anche se dovesse cadere il governo Prodi», come spiega Franceschini. E ha prontamente raddrizzato la rotta nella direzione voluta da Bertinotti: tramite intervista al Pais, ha fatto sapere al presidente della Camera che lui non ha intenzione di ostacolare il dialogo sulle riforme e che il governo starà fuori dalla partita.
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