Marianna Bartocelli
da Roma
«Rispetto» per la decisione del Capo dello Stato di promulgare la riforma dell'ordinamento giudiziario, ma per lAnm la partita non è chiusa e lo scontro si sposta sui decreti delegati. Per il sindacato dei magistrati la firma di Ciampi comunque «costituiva un obbligo costituzionale» e per il presidente dellAnm Ciro Riviezzo la promulgazione della legge «non significa che i rilievi del Capo dello Stato siano stati superati» e per le parti della riforma non conformi alla Costituzione toccherà alla Consulta intervenire. Secondo il capo dellassociazione dei magistrati i problemi che la riforma provoca «restano inalterati e chiede al governo di non esercitare la delega sulle parti incostituzionali: «Non sarebbe un fatto eccezionale; è già accaduto con la legge delega del codice di procedura penale del 1978 che non fu mai attuata».
«Se però la delega dovesse essere esercitata - avverte il presidente dell'Anm - faremo sentire la nostra voce. E se nemmeno questo dovesse servire sarà la Consulta a decidere sulle parti incostituzionali». Anche se alla fine assicura: «Applicheremo lealmente la riforma come tutte le leggi dello Stato». Anche il segretario dell'Anm, Antonio Patrono non commenta la firma del Capo dello Stato e sposta lattenzione sui decreti delegati. Il sindacato delle toghe non intende arrendersi dopo aver fatto contro questa riforma ben quattro scioperi. «Continueremo a evidenziare le moltissime incongruenze di questa legge, sperando che il legislatore delegato ne tenga conto per tentare di rimediare a esse, anche eventualmente non esercitando alcun criterio di delega». Patrono indica tre punti della legge delega che dovrebbero essere non esercitati dal governo: «La procedura di esami e concorsi per la progressione in carriera del magistrati, la delega che riguarda la separazione di fatto delle carriere e l'obbligatorietà del procedimento disciplinare». Patrono, esponente di Mi, ritiene che anche altri punti del ddl siano «criticabili», ma questi tre sono «i peggiori sia sul piano dei principi generali sia soprattutto per le eccezionali disfunzioni concrete che in certi casi paralizzeranno l'intera sfera delle attività del Csm».
«Non so se ci saranno a breve nuove occasioni di incontro con il ministro Castelli e con esponenti politici ma in ogni caso tutti loro conoscono le disfunzioni che a nostro avviso causerà questa riforma, perchè le abbiamo rappresentate a voce e per iscritto decine di volte» conclude Patrono. «La partita sulla riforma non è finita» commenta Carlo Fucci. Il vicepresidente dellAnm sostiene che il Csm «da subito si dovrà trovare a fronteggiare i danni immediati che arriveranno dall'entrata in vigore della norma anti Caselli e i concorsi dovranno essere di nuovo banditi.
I magistrati: rispetto per il Colle ora la partita si gioca sui decreti
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