I magistrati allo scoperto: guerra al Cavaliere

RomaIl sindacato-partito dei magistrati, l’Anm, ha lanciato un’altra iniziativa per «celebrare» polemicamente l’inaugurazione dell’anno giudiziario sabato prossimo in tutti i distretti di Corte d’Appello. In mano una copia della Costituzione per «simboleggiare il forte attaccamento alla funzione giudiziaria e alla Carta costituzionale» e tutti fuori dall’aula al momento dell’intervento del rappresentante del ministero per «testimoniare il proprio disagio per le iniziative legislative in corso che rischiano di distruggere la giustizia penale in Italia».
Immediata la replica del guardasigilli Angelino Alfano. «L’Associazione nazionale magistrati ha scelto di macchiare una giornata che è per i cittadini e per il loro diritto di avere giustizia», si legge in una nota nella quale si evidenzia che «l’immagine che l’Anm offre di sé non coincide con l’immagine e con il senso etico delle migliaia di magistrati che ogni mattina servono l’Italia».
Alfano non si è lasciato intimorire. «Sono il ministro della Giustizia, servo il mio Paese e ho giurato sulla Costituzione. A differenza di coloro che seguiranno le improvvide indicazioni dell’Anm parteciperò all’inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Suprema Corte di Cassazione», ha aggiunto. Domani in Cassazione e sabato all’Aquila, comunque, i magistrati non abbandoneranno il campo per rispetto dello stesso ministro.
E non si è lasciato intimorire nemmeno il presidente del Consiglio. Nel vertice di ieri sera a Palazzo Grazioli si è deciso di andare avanti sia sul legittimo impedimento («Presenteremo gli emendamenti concordati con l’Udc», ha assicurato un ministro) che sul lodo Alfano in versione costituzionale anche se non si è ancora deciso se a presentarlo sarà il ministro oppure toccherà a un parlamentare Pdl. La scelta non preclude la possibilità di un’ampia riforma costituzionale che riguardi anche la giustizia e che sia adottata con la collaborazione del Pd. Ma la disfatta pugliese dei bersaniani e il rinnovato accordo con l’Idv suggeriscono, per il momento, di transigere su un eventuale ripristino dell’immunità parlamentare.
Le valutazioni del vertice hanno tenuto conto pure della «sceneggiata» annunciata dai pm. Che non rappresenta una novità quando al governo c’è il loro nemico pubblico: Silvio Berlusconi. A inaugurare la serie, infatti, fu l’iniziativa personale dell’ex capo della Procura di Milano, Francesco Saverio Borrelli nel 2002. Alla vigilia della pensione, nel 2002, scelse di comiziare con il fatidico «Resistere, resistere, resistere» assecondando l’antiberlusconismo della categoria che già otto anni fa boicottò la manifestazione. Nel 2005 un altro abbandono della platea.
Insomma, quella decisa ieri (nonostante l’opposizione interna di Magistratura Indipendente) dalla giunta dell’Anm guidata da Luca Palamara non è la prima e probabilmente non sarà nemmeno l’ultima messinscena. Il ritornello è sempre il medesimo. «Basta con riforme distruttive del sistema giudiziario», con «leggi prive di razionalità e di coerenza, pensate esclusivamente con riferimento a singole vicende giudiziarie». In pratica: no al processo breve, no al legittimo impedimento, no a qualsiasi riforma che mini l’autorevolezza «politica» di coloro che si mantano d’ermellino. «Rispettiamo l’autonomia del Parlamento», diranno ammonendo contestualmente il legislatore dall’intaccarne le prerogative. «Se dovessero essere approvate anche la riforma delle intercettazioni e la riforma del processo penale, non sarebbe in nessun modo possibile assicurare giustizia in questo Paese».
Il Pdl promette battaglia. «È un vulnus allo stato di diritto», ha commentato il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, secondo cui «l’Anm si pone nel solco dell’Idv e ciò deve farci riflettere sulla necessità di procedere senza esitazioni alla riforma della giustizia». Antonio Di Pietro ha attaccato Alfano accusandolo di «aver spergiurato sulla Costituzione» perché il governo «blocca il Parlamento con le leggi ad personam».

Quasi silente il Pd, ormai incapace di governare quella che una volta era una fazione amica. Ha parlato solo Andrea Orlando per dire che «i magistrati hanno il diritto di dissentire». Frasi scontate per non lasciare un vuoto di cui nessuno s’era accorto.

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