da Milano
Sono troppo piccole le imprese italiane di costruzioni?
«Sì, e in tempi di globalizzazione è un limite» risponde Marco Di Paola, presidente dei giovani imprenditori edili dellAnce, che oggi e domani si riuniscono a Roma per parlare di cultura della concorrenza per lo sviluppo del Paese: «Fino a un paio danni fa le prime tre imprese italiane messe insieme erano pari alla quinta francese. Se le medie imprese in Europa hanno 50 milioni di fatturato, da noi ne hanno 25».
Il loro mercato è legato a territori circoscritti?
«Da un lato si devono confrontare con lestero. Dallaltro si assiste a un crescente protezionismo locale».
In che senso?
«In virtù delle nuove deleghe attribuite alle Regioni stanno fiorendo una grande quantità di normative diverse, che rischiano di confondere il mercato e che spesso eccedono in misure protettive».
Un esempio?
«Il Veneto. Riserva alle imprese locali tutti i lavori pubblici inferiori a 5 milioni di euro».
Ieri lAnas ha denunciato carenza di fondi per i cantieri di opere pubbliche
«Lultima Finanziaria contiene segnali positivi per gli investimenti in infrastrutture. Ma si tratta di segnali: veniamo da lunghi anni durante i quali il settore è stato penalizzando, speriamo non si tratti di dichiarazioni elettorali».
Ma sempre più spesso si ricorre a capitali privati per finanziare i progetti
«Temo che del project financing si faccia anche parecchio abuso».
Voi sostenete che il mercato in Italia è rigido...
«Ci sono molte rigidità e distorsioni provocate dai nuovi monopoli: aziende privatizzate ma non realmente liberalizzate. Alcuni gruppi creano proprie strutture per farsi i lavori in proprio, e si sottraggono così alle logiche del mercato».
Del Ponte sullo Stretto di Messina che cosa pensa?
«Speriamo che i subappaltatori non vengano strozzati sui prezzi. E speriamo che la spada di Damocle criminalità-sicurezza non precipiti».
Ma secondo lei si farà?
«Sotto il profilo formale sembra tutto perfetto. Ma sa che cosa le rispondo?».
Che cosa?
«Chi vivrà vedrà».
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