I marciapiedi della Foce come trappole per gli anziani

I marciapiedi della Foce come trappole per gli anziani

Edoardo Musicò

Storte alle caviglie, perdite d'equilibrio, cadute, infortuni vari e immancabili imprecazioni. Ce n'è per tutti i gusti sui marciapiedi della Foce, costellati da buche e avallamenti d'ogni tipo. Nonostante le promesse formali fatte ancora poche settimane fa dall’amministrazione comunale. Da ogni strada del quartiere, si sente il grido di dolore di chi è caduto e si rialza mugugnando, sempre che non sia rotto nulla. «Non facciamo in tempo ad evitare una buca che subito inciampiamo in un'altra - denunciano passanti e residenti - e ci si mettono anche le toppe d'asfalto in rilievo e i tombini sporgenti a complicare la vita». In effetti, basta una breve e spiacevole passeggiata nella zona, per rendersi conto dello stato pietoso dei marciapiedi e, puntualmente, si raccolgono le prime segnalazioni. Alcuni passanti hanno soccorso un'anziana signora che aveva appena attraversato viale Brigata Bisagno, all'altezza di via Pisacane, e si stava dirigendo verso la nuova edicola, sotto il porticato di piazza della Vittoria. «La signora è inciampata su una mattonella sconnessa - raccontano i testimoni - ed è caduta ferendosi a una mano. Il disagio è stato maggiore perché era sabato, e abbiamo dovuto cercare l'unica farmacia di turno nella zona, dove la signora è stata medicata».
In effetti, la caduta è stata provocata da una trappola apparentemente invisibile. Molte mattonelle rotte, infatti, sono state sostituite da colate d'asfalto, poco estetiche, ma capaci di livellare il terreno. Tuttavia, alcune mattonelle attraversate da una sottilissima venatura, e apparentemente intatte, sono, in realtà, spezzate esattamente in due tronconi, molto instabili e perfetti per far perdere l'equilibrio. Percorrendo il marciapiede destro di via Barabino, da via Diaz in direzione di piazza Palermo, si notano altri tranelli del terreno. Il tratto fino all'incrocio di corso Torino è costellato da buche di piccole dimensioni che sono coperte da foglie secche. Specie all'imbrunire, si trasformano in trappole perfettamente coperte, che diventano ancora più pericolose se le foglie sono rese viscide dalla pioggia. Superato l'attraversamento, con tutte le sue piccole voragini, si deve affrontare il tratto successivo, con una raffica di nuovi infossamenti, senza dimenticare le grosse buche all'incrocio di via Casaregis.
Procedendo in direzione della sede della Croce bianca in piazza Palermo, il percorso non migliora granché ed è inutile dire che il marciapiede opposto, tra piazza Palermo e via Diaz, non si salva dall'asfalto a gruviera, se non in brevi tratti. E gli ultimi metri, verso l'incrocio con via Cipro, mostrano talmente tante buche, oltre ai tombini in rilievo, che gli inciampi sono all'ordine del giorno. Ma i segnali d'allarme per le scivolate e gli infortuni arrivano anche da via Lorenzo Pareto, che s'incunea tra la zona di piazza Palermo e via Casaregis. Stesso problema anche nei pressi della scalinata Filippo Guerrieri, dove molte persone lamentano di essere cadute con conseguenze più o meno gravi. In ogni caso, la Foce offre possibilità di cadute per tutti i gusti, dal piccolo avallamento, perfetto per incastrare il taglio del piede, con conseguente sbilanciamento laterale, storte, perdite d'equilibrio e gravi rischi per i femori degli anziani, a grosse fenditure del terreno, per cadute all'indietro e possibilità di trauma cranico. «Ho dovuto faticare - spiega un'anziana residente di piazza Paolo da Novi - per convincere i miei familiari che avevo infilato il piede in una fenditura, durante l'attraversamento, e che ero caduta, sbattendo il viso sul bordo del marciapiede. Avevo un occhio pesto, da boxeur. Battute a parte, abbiamo sempre più paura a camminare sui marciapiedi.

Temo di prendere in braccio il nipotino, per evitare di cadere in due, dato che anche tutto il percorso tra via Antonini, via S. Zita e piazza Paolo da Novi è stracolmo di buche che nessuno si preoccupa di riempire». Nell'attesa perenne di interventi di manutenzione su vasta scala, il mugugno dei genovesi continua e le cadute pure.

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