È la Messa del primo dellanno in Duomo e la preghiera si concentra sulla pace. Larcivescovo Angelo Scola, in un paradosso di verità, ha voluto ricordare tra i costruttori di pace «il martirio (la parola greca per dire testimonianza) di tanti nostri fratelli cristiani». Ventisei questanno i missionari uccisi: «E la nostra preghiera abbraccia in questo momento tutti i cristiani che in varie parti del mondo hanno pagato e pagano con la propria vita per la fede».
Scola ha ricordato in particolare «Shahbaz Bhatti, il ministro pakistano ucciso mentre difendeva la libertà dei suoi fratelli cristiani» e «il priore di Tibhirine», la comunità di martiri in terra algerina dalla cui drammatica testimonianza è nato un libro e poi il film di successo «Uomini di Dio».
Un dramma che sembra lontano e invece dice molto qua vicino: «La testimonianza, anche quando non viene domandata nella sua forma più radicale, è il compito più urgente per ogni cristiano oggi». Un discorso che vale per tutti e sempre, in qualsiasi circostanza quotidiana: «Ognuno di noi è chiamato a documentare con la sua vita che seguendo Cristo è più compiutamente uomo». Messaggio ancora più esplicito: «Più che mai nellattuale frangente storico di transizione rapida e segnato da non pochi traumi, i cristiani sono chiamati a passare da una fede per convenzione ad una fede per convinzione».
Nella Cattedrale colma di fedeli Scola ha pregato con i componenti del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, meditando sul messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della Pace, «Educare i giovani alla giustizia e alla pace». Al termine della messa, il cardinale si è intrattenuto in Arcivescovado con i rappresentanti delle altre Chiese cristiane per «un incontro fraterno e augurale».
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