Stefano Zurlo
da Milano
Gianpiero Fiorani resta in cella. E aspetta il suo «turno». I Pm tornano a San Vittore ma interrogano Gianfranco Boni, lex direttore dellarea finanza della Banca Popolare di Lodi. Un confronto lunghissimo che va avanti ad oltranza, fino a tarda sera. Boni vuole andare a casa e cerca di accelerare i tempi. Fiorani invece si è rassegnato: per lui lattesa sarà lunga.
Due deposizioni e quattordici ore di verbali non sono bastate per illuminare la ragnatela dei suoi affari. In particolare, Fiorani avrebbe glissato su due passaggi finanziari decisivi per la Popolare: laumento di capitale e la cessione delle cosiddette minorities, le quote di minoranza conferite ad istituti di credito stranieri. I magistrati vanno avanti con i piedi di piombo: temono che lex signore della Popolare abbia cercato di utilizzare la finestra delle deposizioni per lanciare messaggi in varie direzioni. Oggi ascolteranno Massimo Conti, gestore del fondo Victoria & Eagle, poi entreranno con prudenza nel «labirinto» Fiorani. Difficile pensare che lex amministratore delegato della Popolare di Lodi possa uscire da San Vittore prima di Capodanno. Del resto il gip Clementina Forleo, il giudice che dovrebbe dare il via libera ad eventuali arresti, è in vacanza in Puglia.
Intanto il mosaico si arricchisce con i racconti di Donato Patrini, lex dirigente della Bpl, interrogato dai Pm di Milano nelle scorse settimane. Patrini era uno degli uomini di collegamento con il potere politico e teneva alcuni contatti eccellenti. In particolare Patrini parla del ministro leghista Roberto Calderoli, e dei sottosegretari forzisti Aldo Brancher e Paolo Romani. «Devo precisare - afferma Patrini - che incontravo Brancher (...) negli ultimi anni al ministero delle Riforme istituzionali. Preciso che il più delle volte parlavamo delle questioni finanziarie relative alla sua società che stava in difficoltà economiche». Patrini si sarebbe dato da fare, per conto di Fiorani, per aiutare Brancher e la moglie: «In totale gli affidamenti concessi ammontano a 2,5 milioni di euro. Molte volte - aggiunge Patrini - ho recapitato al Brancher i documenti in busta chiusa». Con Calderoli Patrini discusse invece un finanziamento in contanti nellordine di 100-150 milioni di lire.
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