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Per i milanesi un mare di piscine. Chiuse

Per i milanesi un mare di piscine. Chiuse

MilanoChiuse per bel tempo: è bastato un acquazzone tardivo, molesto e fin troppo previsto, a far serrare, ieri, nel primo fine settimana d’agosto, le piscine milanesi che, con ottimismo, vanno sotto il nome di centri balneari. Ebbene ieri, complice una fin troppo rapida consultazione delle previsione via web ed una altrettanto repentina decisione, metà degli impianti estivi della città ha ben pensato di non aprire. Colpa di due gocce di pioggia che hanno tenuto in scacco i gestori fino all’ultimo minuto: aprire o non aprire? Più che Amleto, questo dilemma ricorda o preannuncia una «tempesta». Che invece non arriva: la pioggia si è esaurita alle 10 del mattino e la colpa vera è stata quella del sole che ha deciso di accendersi e di scaldare la città fino ad accarezzare ancora i 30 gradi. Rendendo chiaro il concetto: avete confuso ombrelli per ombrelloni. Ma ormai era troppo tardi: Lido, il vero mare di Milano, Scarioni, la piscina che vanta (pur tenendoli sempre chiusi) anche i trampolini regolamentari per i tuffi, e Romano non hanno aperto i cancelli. Un cartello, in alcuni casi vergato a penna, annunciava la chiusura; nessuna spiegazione né via internet né ai centralini dove scattava, irritante, la segreteria telefonica. Infuriati i milanesi: un bimbo accarezzava il suo gonfiabile simil isola tropicale che, davanti al cancello chiuso, sembrava ancora più lontana. Altri ragazzoni - skateboard ai piedi, tatuaggio in vista e sguardo ancora assonnato appena celato dall’occhiale d’ordinanza - ciondolavano all’ingresso e cercavano di prendere la linea al call center del Comune che, a sua volta, in grande imbarazzo non aveva una risposta chiara da fornire. «Milanosport», società che gestisce gli impianti, ed è partecipata dal Comune «ha preso la decisione in completa autonomia, togliendo un servizio ai cittadini», ha chiarito l’assessore milanese a Sport e Tempo libero, Alan Rizzi, che promette un’indagine e una lavata di capo ai vertici della «sua» partecipata. «Milanosport» ha abbozzato una spiegazione: «Noi controlliamo il meteo, ma entro le 8.30 del mattino dobbiamo decidere - spiega il presidente Mirko Paletti -. Ieri a quell’ora il tempo era incerto». Di qui la decisione, presa anche per risparmiare sullo stipendio giornaliero dei dipendenti, una quarantina solo al Lido. Per tre impianti chiusi, «Milanosport» ha però accomodato un’apertura, pur ritardata all’ora di pranzo, di altri tre impianti cittadini. «Le regole devono cambiare - assicura Rizzi -: i milanesi devono, paradossalmente, poter andare a farsi un tuffo anche se piove». Soprattutto se, come conferma uno studio dell’Osservatorio di Milano, sono sempre di più i «forzati» della città in agosto: a Milano dai 500mila del 2008 si passerà a 600mila. «Crescono le presenze in città - spiega il presidente dell’Osservatorio, Massimo Todisco -: si incrementa il fatturato della grande distribuzione e aumenta del 20% anche la presenza nelle piscine delle grandi città».

Quando, naturalmente, sono aperte.

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