Si ricerca nel percorso professionale di Aurelio Giorgini uno spunto investigativo per capire perché sia scomparso. O meglio, chi l’abbia rapito visto che il pm Angelo Renna, escluso il suicidio e l’allontanamento volontario, ha aperto un fascicolo per «sequestro di persona». Lasciando in sospeso il movente: vendetta o estorsione.
Giorgini, friulano di 61 anni trapiantato nel Milanese, sposato con due figli, ha avuto una lunga carriera come dirigente d’azienda presso importanti società italiane e straniere, concludendo la carriera come amministratore delegato di Jil Sander, nota stilista tedesca. Dopo la cessione del marchio al gruppo Prada, si reinventa imprenditore, prima nel settore informatico quindi in quello medico, acquisendo un brevetto per la scansione di radiografie, ecografie e tac. Nel frattempo investe in immobili e nel 2005 diventa socio di S. B., catanese, e del figlio M. D., con i quali nel 2006 il rapporto si deteriora. E arrivano le denunce incrociate per truffa, appropriazione indebita e calunnia per vicende legate a immobili non pagati, società fallite, quadri contesi. Nel 2005, mentre è in bicicletta nelle campagne di Lodi sente due spari poi viene raggiunto da uno schizzo di acido al collo. Lesioni inferiori ai 40 giorni, perseguibili a querela di parte che non presenta. Ma in quel periodo i rapporti con la famiglia B. sono ancora buoni, dunque altri dovrebbero essere i suoi nemici.
In questo quadro dunque arriviamo al 25 marzo, giorno della scomparsa. Il manager, visto per l’ultima volta a Graglio, in provincia di Varese, dove ha una casa. Da lì dovrebbe spostarsi in un’altra sua residenza a Piazzogna, in Canton Ticino, per poi tornare in serata dalla moglie nel Milanese. In tarda mattinata si sente con i famigliari, ha in tasca quattro cellulari, due italiani e due svizzeri. Ma già nel pomeriggio quando la donna lo cerca trova i due apparecchi italiani staccati, mentre quelli svizzeri squillano a vuoto. Da allora nessuna notizia. Si pensa all’incidente stradale, i volontari battono la zona, con cani e un elicottero, i sommozzatori scandagliano il vicino lago Maggiore, senza esiti. L’incidente però non è del tutto escluso: l’area è piuttosto impervia, e la sua auto, una Smart, potrebbe giacere in qualche burrone, nascosta dalla fitta vegetazione. E in ogni caso non è detto che, raggiunta la Svizzera, non abbia proseguito in qualche altra direzione.
Ha poco credito l’ipotesi del suicidio. Secondo i famigliari le condizioni economiche sono buone e il congiunto non soffre di depressione. Anzi è ancora pieno di forze, ha appena realizzato degli investimenti e ha in serbo altri progetti. Non risulta invischiato in strani giri di donne, gioco d’azzardo o quant’altro. Insomma rimane in piedi solo la pista degli affari.
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