Chiara Campo
Una sentenza che farà storia. Ne è certo il vicesindaco Riccardo De Corato, che ha fatto della lotta ai no global che devastano la città ad ogni corteo che comanda, una vera e propria missione. Con tanto di progetto di legge depositato in Senato per obbligare gli organizzatori delle manifestazioni a depositare una cauzione che ripaghi gli eventuali danni. Più che soddisfatto dunque De Corato, ieri mattina, alla notizia che il tribunale ha inflitto pene pesanti agli autonomi che l11 marzo hanno messo a ferro e fuoco l11 marzo, riconosciuto il risarcimento di 4mila 380 euro per i danni materiali al Comune che si era costituito parte civile. «È una sentenza giusta ed esemplare - sostiene il vicesindaco -, riconosce in pieno le responsabilità e il coinvolgimento diretto della gran parte delle persone arrestate, farà testo non solo per i devastatori di corso Buenos Aires, ma anche per tutti i no global, autonomi, centri sociali o black bloc, autori impuniti di violenze intollerabili e di attacchi al vivere civile». De Corato ricorda che «durante quel sabato selvaggio sono state distrutte vetrine, usate armi improprie, attaccati agenti dei carabinieri, danneggiata limmagine della nostra città», e le condanne gravi agli autori di quelle devastazioni, sottolinea, «segnano un precedente importante, soprattutto dopo i continui attacchi e le accuse mosse in questi mesi da molti esponenti del centrosinistra e che apparivano come atti intimidatori nei confronti della magistratura milanese».
«Giustizia è fatta» anche per il commissario cittadino di Forza Italia Maurizio Lupi, che ribadisce come «la sicurezza di una città sia un bene troppo grande per essere messo a repentaglio da chi utilizza la violenza per far sentire la propria voce», e spera che «ora lala radicale dellUnione che ha contribuito a portare esponenti del mondo no global in Parlamento non si schieri ancora una volta dalla parte sbagliata contestando la sentenza». «Gli è andata fin troppo bene», sostiene addirittura il capodelegazione della Lega in Regione Davide Boni, «rischiavano fino a 15 anni di reclusione. È una sentenza comunque importante, è ora di finirla col giustificare con presunte motivazioni ideologiche le scorribande dei teppisti dei centri sociali a Milano». Una sentenza «non solo giusta ma educativa», è il commento del presidente dei senatori del Carroccio, Roberto Castelli. E applaude anche An: il capogruppo lombardo Roberto Alboni giudica le condanne «giuste» e ritiene «assurdo che i genitori continuino a protestare mentre dovrebbero essere contenti che ai loro figli siano stati concessi i domiciliari nonostante abbiano incendiato uno dei viali più frequentati della città». Linea dura anche per lassessore di An Carla De Albertis: «Forse da oggi la guerriglia urbana non è più tollerata. È stata data una lezione ai pacifisti che praticano devastazioni con la scusa di manifestare e di difendere le proprie ideologie. Chi fa violenza a Milano e ai milanesi paga».
Di segno contrario le reazioni del centrosinistra. «Una sentenza ingiusta, basata su unaccusa inaccettabile, assolutamente sproporzionata rispetto ai fatti, e una totale assenza di valutazioni sulle eventuali responsabilità individuali. È a rischio la libertà di espressione e manifestazione», commenta il segretario provinciale del Prc, Antonello Patta. Per i consiglieri comunisti regionali Luciano Muhlbauer e Mario Agostinelli «è un pericoloso precedente, vuol dire che in Italia è possibile essere condannati a lunghe pene detentive senza che ci siano prove di responsabilità individuali, ma solo in base al fatto che sei stato presente a una manifestazione dove sono avvenuti fatti penalmente rilevanti».
Il consigliere lombardo dei Ds Giuseppe Civati è soddisfatto almeno del fatto che «non è stato accolto il teorema del concorso in devastazione, che avrebbe creato un precedente francamente non accettabile». Preoccupata la Fiom-Cgil, il sindacato ritiene che la sentenza «metta in discussione non solo il principio della Costituzione per cui la responsabilità penale è personale, ma potrebbe anche aprire la strada alla limitazione della libertà di esprimere dissenso e manifestare. Significa che chiunque partecipi a un corteo indipendentemente da quello che fa è responsabile di tutto ciò che accade».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.