I non vedenti festeggino ma solo il 21 febbraio

da Roma

Anche Fausto Bertinotti scende in campo nella polemica innescata da Roberto Calderoli sulle pensioni maturate anche per i parlamentari di prima legislatura.
Si tratta di una polemica - osserva il presidente della Camera - che «non ha nessun fondamento». Ed aggiunge: «È stupefacente che un autorevole esponente dell’altro ramo del Parlamento possa dire delle cose così infondate».
In modo particolare, Calderoli (che non molla) aveva segnalato come la Camera dei deputati fosse sul punto di fare uno «sconto» previdenziale ai deputati di prima nomina che, per l’interruzione della legislatura, rischiavano di non maturare i requisiti per la pensione.
Secondo il vicepresidente del Senato, gli uffici di Montecitorio avevano messo a punto una norma interpretativa che, una tantum, abbassava i requisiti pensionistici a due anni ed un giorno, contro i 2 anni sei mesi ed un giorno: così come previsto dal regolamento del Senato. E i due anni e un giorno scadevano esattamente il 29 aprile prossimo: giorno previsto per l’insediamento delle nuove Camere, dopo le elezioni del 13 aprile.
Contro la versione di Calderoli sono piovute subito smentite da parte degli uffici di Montecitorio. Sostenuti anche dal presidente Bertinotti. «È singolare la posizione di Calderoli: sui vitalizi c’è stata un’intesa totale fra Camera e Senato».
Ed in una lettera al Giornale, i questori di Montecitorio giudicano «del tutto infondate» le posizioni sulle pensioni prese dall’esponente della Lega. «Le sue ricostruzioni - scrivono Gabriele Albonetti, Francesco Colucci, Severino Galante - sono palesemente il frutto di una vivacissima fantasia che potrebbe essere messa al servizio di cause ben più degne di impegno». E con un pizzico di veleno, precisano: «Il Senato non solo non ha congelato, ma ha già consumato l’aumento dell’indennità, come Calderoli sa avendolo incassato per tutto il 2007».
In un’intervista al Giornale, Calderoli segnalava anche come i deputati riceveranno, a fine mandato, gli aumenti di 300 euro congelati dalla presidenza della Camera. «Non è vero nulla - precisa Bertinotti -. Noi abbiamo deciso di congelare gli aumenti e quelli che erano previsti non sono stati erogati».
In tal modo, però, il presidente di Montecitorio finisce indirettamente per confermare la denuncia del senatore leghista.
Calderoli, quindi, ha facile gioco a sostenere che se un ramo del Parlamento non vuole dare un aumento «lo abroga. Mentre il termine “congelati”, giuridicamente poco utilizzato, fa prevedere uno scongelamento futuro».
Non a caso Calderoli, nell’intervista al Giornale, prevedeva che questo aumento di 300 euro, congelato da Bertinotti, sarebbe stato scongelato a fine legislatura e assegnato ai deputati con gli arretrati.
Comunque, il vice presidente del Senato, dopo la presa di posizione di Bertinotti, osserva: «Non voglio entrare in polemica con il presidente Bertinotti. Ma come ai suoi questori - aggiunge - rispondo che basterà aspettare meno di tre mesi per vedere come andrà a finire questa vicenda».


Insomma, Calderoli non molla di una virgola: per nulla impensierito delle secche smentite che arrivano da Montecitorio. Al contrario. Minaccia battaglie future. «Nei prossimi giorni ne tirerò fuori delle altre», minaccia.

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