Hanno bruciato una foto con il volto del leader libico Muhammar Gheddafi e un’altra con le immagini affiancate del «rais» e del premier italiano Silvio Berlusconi, oltre a ripetere all’infinito la loro solidarietà al popolo libico in rivolta contro un «dittatore assassino» le circa 200 persone, in maggioranza immigrati, che hanno manifestato a Milano per protestare contro la repressione della «rivoluzione dei nostri fratelli libici». Partiti da piazza Fontana dopo la preghiera rivolta verso la Mecca, i manifestanti hanno fatto sfilare le bandiere egiziane, tunisine, algerine, palestinesi e gli adesivi con la bandiera libica precedente alla salita al potere del «rais» lungo via Larga, causando numerosi disagi al traffico, specie dei tram che percorrono numerosi la strada del centro città.
Il corteo - durante il quale sono stati scanditi slogan come «Gheddafi assassino», «Libia libera», «Vergogna» e contro il governo italiano e il presidente del Consiglio accusati per il loro «silenzio sui massacri» - è poi arrivato nella vicina via Baracchini, dove ha sede il Consolato libico che è stato «blindato»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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