Salerno - Davvero gorgonzola batte mozzarella di bufala due a zero? E Silvia, la milanese perfetta nei suoi abiti viola, è odiosa, mentre la meridionale Maria, colorata e cordiale, fa simpatia? La risposta ai quesiti, che sempre più s’aggrumano intorno alle nostre differenze regionali, divaricando non solo i gusti, ma anche le coscienze, arriverà l’anno prossimo via commedia. E ci sarà di che sorridere, discutere, fare spallucce, magari, mentre adesso il Belpaese pare scisso sul grande schermo: di qua il Barbarossa, icona dei leghisti, di là Baarìa, con la Sicilia iconica dell’irrisolta questione meridionale. Alla sesta settimana di lavorazione (su otto, distribuite tra il Cilento, Milano e Roma) Benvenuti al Sud, commedia alla Totò di Luca Miniero, che gira il remake della commedia francese di Dany Boon Giù al Nord (Oltralpe un caso cinematografico, dagli incassi strepitosi alla riscoperta della «piccola patria» sottocasa), con Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro e Valentina Lodovini, promette di sanare ogni diatriba campanilistica. «Già nel dopoguerra s’era capito che non conoscersi voleva dire farsi la guerra. Parlare di Sud, di Nord, è un errorissimo. E poi, nel film c'è una sorpresa. Ovvero, un Sud che urla la sua normalità», spiega Claudio Bisio, mentre il mare cristallino del Golfo di Policastro gli s’increspa alle spalle. Nel Cilento, dove fallì la spedizione di Carlo Pisacane, «Bisius» è acquartierato a Palazzo Perrotti, nobile dimora a picco sul borgo marinaro, dove Gioacchino Murat, nell'800, dormì nel suo letto da campo e dove l'attore si aggira, adesso, scaraventando la monnezza dalla finestra, al grido di «jamme, jà!»: al Sud sono sudici, pensa il suo Alberto, brianzolo, che, spinto dalla moglie Silvia (Angela Finocchiaro), chiede (con dolo) il trasferimento alle Poste di Milano e, invece, eccolo a Terronia. Lardellato di pregiudizi, con un giubbotto antiproiettile (al Sud sparano), l'impiegato «polentone» fa parte della Confraternita del Gorgonzola, con tanto di cappuccio, e quando il postino Mattia (Alessandro Siani) gli dona la tipica mozzarella, detta «zinnona di Battipaglia», lui sta male, né capisce perché vogliano offrirgli un caffè ogni due minuti. «Il rischio d’una banalizzazione esiste, ma il film cerca di mostrare che Nord e Sud si somigliano, né c’è bisogno d’avere Bossi in tivù, per capire che il mio personaggio è un leghista. Il Nord non è necessariamente più sano del Sud. Un esempio? Al Nord, la moglie impone le ciabattine al marito che rientra; al Sud è la madre del maschio di casa a fargliele indossare», nota il comico, che sostiene di non nutrire pregiudizi. Come si risolve la questione dei dialetti, centrale nell’originale francese, dove il «patois» era lingua di scambio e di sfottò? «Parliamo in italiano, ma suggerisco i sottotitoli. Alla fine, Alberto e Mattia si abbracceranno. Da persone, non da cittadini del Nord o del Sud», anticipa Bisio. «Più che un remake, è un trapianto. Con una sceneggiatura originale, che racconta l’Italia di oggi: il Sud non è solo Gomorra e le coppie Bisio-Finocchiaro e Siani-Lodovini, si contrappongono nell’ottica d’una conciliazione», sostiene Miniero, per la prima volta al ciak senza Paolo Genovese (insieme firmarono Incantesimo napoletano). Prodotto da Medusa (budget: 4 milioni e mezzo) con Cattleya e con la Film Commission Campania, Benvenuti al Sud ha la colonna sonora di Umberto Scipioni, con canzoni napoletane, rivisitate da gruppi partenopei d’avanguardia.
E le ragazze? Maria sarà «una meridionale invadente e moderna» (per la Lodovini) e Silvia «animerà una coppia ignorante e torpida» (così la Finocchiaro). Entrambe sottoscriveranno il «volemose bene», che scalda ogni cuore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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