«Leggere il Vangelo, dopo questi giorni, non sarà più come prima…». Nelle parole di uno dei quattrocento lettori del nostro quotidiano che dal 23 febbraio al 2 marzo hanno preso parte al viaggio del «Giornale» in Terrasanta è racchiuso e sintetizzato il senso della visita che abbiamo compiuto in Israele e nei Territori sottoposti all'Autorità palestinese. Qualunque fosse l'esperienza di fede con la quale i partecipanti hanno intrapreso il viaggio, è stato affascinante ripercorrere passo dopo passo gli itinerari di Gesù, entrare nei luoghi che l'hanno visto nascere e crescere, sostare davanti a ciò che resta del Calvario e della sua tomba vuota. Che si creda o no nella divinità di questo ebreo marginale, un puntino insignificante nel radar della grande storia del primo secolo, vissuto in una provincia dell'impero romano e accompagnato negli ultimi tre anni della sua esistenza da un gruppuscolo di discepoli, quei siti archeologici, quei siti antichissimi, custoditi e venerati fin dai primissimi secoli a testimonianza del fatto cristiano.
Abbiamo imparato che il cristianesimo non è innanzitutto un pacchetto di dogmi o di credenze, un insegnamento morale, una regola di vita, un insieme di riti. È un evento accaduto nella storia, che l'ha divisa in due e che si è diffuso di testimonianza in testimonianza. Arrivati a Tel Aviv da Milano e Roma con due voli di linea e un volo speciale, i lettori del «Giornale» si sono ritrovati tutti a Nazareth la sera del 23 febbraio, in compagnia di una significativa rappresentanza di giornalisti della nostra testata: Marcello Foa, Livio Caputo, Maurizio Acerbi, Stefano Passaquindici, oltre a chi scrive e, nei giorni successivi, a Dan Vittorio Segre.
Nonostante la stanchezza del viaggio e del trasferimento in pullman (tutto è stato organizzato egregiamente dal tour operator «Avvenimenti»), già la prima sera ci siamo ritrovati per scambiare idee, cercare di rispondere a domande: da quelle riguardanti la storicità dei Vangeli a quelle di politica internazionale. Il 24 febbraio l'avventura è iniziata con la visita alla grotta dell'Annunciazione, la casa abitata dalla giovane Maria di Nazareth, trasformata fin dai primi secoli in piccola chiesa e nella quale sono state ritrovate pietre con graffiti di preghiere alla Vergine. Il pomeriggio abbiamo visitato il Monte Tabor, dov'è ambientato l'episodio evangelico della trasfigurazione.
Mercoledì 25 abbiamo lasciato Nazareth con i nostri otto pullman, per dirigerci verso il Lago di Tiberiade, anche chiamato Mare di Galilea: in questa zona si sono verificati la gran parte degli eventi della vita di Gesù narrati dagli evangelisti: abbiamo celebrato la messa nella chiesa costruita sopra la casa di Pietro, abbiamo visitato la sinagoga frequentata da Gesù e dopo il pranzo a base di pesce «San Pietro», ci siamo imbarcati sui battelli che ci hanno portato al largo, nelle acque del lago dove i primi discepoli di Cristo svolgevano la loro attività di pescatori.
Giovedì 26 siamo scesi sul Mar Morto, il cui livello delle acque cala in modo spaventosamente rapido. Abbiamo visitato Qumran, il villaggio degli esseni, nelle cui grotte sono stati ritrovati alla fine degli anni Quaranta i preziosi rotoli, papiri contenenti le Scritture e pure un frammento che secondo alcuni studiosi apparterebbe al Vangelo di Marco. Siamo saliti a Masada, la stupenda fortezza fatta costruire sulla montagna da Erode il Grande, il re che non voleva sfigurare con gli alleati romani. Quindi ci siamo diretti a Gerusalemme, dove in serata abbiamo incontrato Dan Vittorio Segre, un pioniere, un testimone d'eccezione, che con intelligenza e preparazione, affiancato da Foa e Caputo, ci ha introdotti alla realtà di Israele e alla sua tormentata storia. Gli spostamenti in pullman, accompagnati dalle guide di «Avvenimenti», l'aver visto il muro di sicurezza, i posti di blocco, le città palestinesi, gli insediamenti ebraici al loro interno, ha messo tutti di fronte alla complessità della realtà di questo Paese.
Venerdì 27 siamo andati a Betlemme, nei Territori, abbiamo visitato la basilica della Natività, abbiamo pranzato in un tipico ristorante beduino. Il tempo, che fino a questo momento ci aveva assistito, è cambiato come peraltro annunciato dalle previsioni meteo. Così, sotto la pioggia battente, siamo tornati a Gerusalemme, e abbiamo completato la giornata alla chiesa di San Pietro in Gallicantu, dove sorgeva la casa del Sommo sacerdote Caifa e dove Gesù è stato tenuto prigioniero.
Sabato, la giornata è stata interamente dedicata alla Città Santa per eccellenza. Dal Monte degli Ulivi, dove si sono consumati gli atti conclusivi dell’esistenza di Gesù, siamo passati al luogo che rappresenta il cuore della fede cristiana, la basilica dell'Anastasi o del Santo Sepolcro, che racchiude in un'unica costruzione, antica e disordinata sia il Calvario che la tomba appartenuta a Giuseppe di Arimatea, dove in tutta fretta venne deposto il corpo di Cristo in quel venerdì 7 aprile dell'anno 30, quando ormai stava per iniziare il riposo del sabato.
Domenica, ancora sotto la pioggia, ci siamo recati al Muro del Pianto, ciò che resta dell'antico tempio di Gerusalemme, e sulla spianata delle Moschee, prima di concludere il viaggio con le tappe ad Ein Karem (casa di Elisabetta e Zaccaria) e al memoriale della Shoah, lo Yad Vashem.
Un viaggio affascinante per i luoghi visitati, ma anche per la compagnia: l'entusiasmo e l'amicizia dei lettori affezionati ha reso questi giorni indimenticabili.
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