I nuovi farmaci oncologici allungano la vita dei pazienti

L’aumento della longevità e della qualità di vita dei pazienti è frutto anche di una maggiore disponibilità di farmaci innovativi. Frank Lichtemberg della Columbia University di New York e Bengt Jönsson dell’Istituto Karolinska di Stoccolma hanno dimostrato con ricerche condotte negli Stati Uniti ed in Europa come i farmaci innovativi hanno ridotto il tasso di mortalità dei pazienti oncologici. In sintesi il complesso delle analisi condotte in Italia e all’estero mostra in modo inequivocabile la stretta interdipendenza tra qualità del sistema di ricerca e cura, disponibilità di nuovi e più efficaci trattamenti e risultati raggiunti nella cura dei pazienti oncologici. Nonostante i recenti progressi, l’Italia si colloca ancora in una posizione intermedia tra i Paesi europei ed in grave ritardo rispetto agli Stati Uniti. Una più tempestiva adozione delle migliori cure disponibili associata ad una più razionale distribuzione delle risorse tra nuovi e vecchi farmaci e tra centri di ricerca e ricercatori, può contribuire a ridurre la distanza che ci divide dal modello nordamericano e dai risultati conseguiti nei paesi leader in Europa. Nel panorama internazionale l’Italia si contraddistingue per tassi di sopravvivenza a cinque anni superiori a quelli medi europei con differenziali particolarmente ampi nel caso del tumore alla prostata (+5,7%), al seno (+4,2%) e al colon-retto (+3,9%) e tassi di crescita che nella seconda metà degli anni Novanta sono risultati positivi per tutte le principali forme tumorali con una particolare accelerazione nel caso del tumore alla prostata (+13,3%), del melanoma maligno (+6,1%), e dei tumori al colon-retto (+5,5%). Le analisi condotte in questo studio analizzano in particolare la relazione tra sopravvivenza dei pazienti affetti da diciassette differenti tipologie tumorali in quindici Paesi con la disponibilità di farmaci innovativi e livello delle conoscenze medico-scientifiche disponibili per ciascuna delle forme tumorali analizzate.
In tutte le verifiche empiriche effettuate, indipendentemente dalla tecnica econometrica utilizzata, è emersa una relazione diretta tra la probabilità di sopravvivenza dei pazienti oncologici e due fattori principali: il livello di conoscenze medico-scientifiche e la qualità del sistema di ricerca e cura in ambito oncologico e la disponibilità di nuove e più efficaci cure e di farmaci innovativi. Lo studio, per valutare il livello di conoscenze medico-scientifiche, ha classificato anche le pubblicazioni apparse sulle principali riviste scientifiche internazionali in funzione della tipologia tumorale e di eventuali trattamenti farmacologici, dell’autore e della sua affiliazione. La ricerca oncologica italiana si colloca su livelli in linea con quelli raggiunti nei paesi all’avanguardia su scala internazionale anche se con forti asimmetrie territoriali e per tipologia tumorale. Le punte di eccellenza della ricerca oncologica nazionale si concentrano in particolare sui poli di Milano e Roma con risultati scientifici superiori alla media per i tumori a elevata complessità come il tumore allo stomaco, al polmone e i linfomi e ritardi per quel che concerne in particolare il tumore alla prostata e alla cervice uterina.
Si registra inoltre una significativa accelerazione della ricerca oncologica italiana a partire dall’anno Duemila: Milano si afferma come il polo di riferimento su scala nazionale. A questo proposito il dottor Massimo Di Nicola, dirigente medico dell'oncologia medica 3 della Fondazione Irccs Istituto Nazionale Tumori di Milano, sottolinea come l'Istituto rappresenti nel panorama italiano un Centro oncologico di eccellenza in cui si è sempre privilegiata la ricerca traslazionale. Infatti, il rapido passaggio delle conoscenze acquisite in laboratorio all'applicazione clinica, costituisce un punto di forza dell'Istituto e in particolare della divisione diretta dal professor Alessandro Gianni ed ha permesso il progressivo miglioramento delle cure delle malattie oncologiche.


Le aree di ricerca in cui l’Italia compete con i paesi all’avanguardia in Europa passano da sette a nove con forti progressi nella ricerca sul melanoma e sul tumore al rene. Occorre accompagnare tale processo sostenendo i poli di eccellenza.

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