Cultura e Spettacoli

I NUOVI RADICAL CHIC I vizi privati dei virtuosi pubblici

Moore, regista anti Bush, fa i miliardi con l’azienda del vice di Bush. E Chomsky con il Pentagono

Gauche caviar è già abusato, radical chic anche. Li chiameremo lobster liberal, ovvero sinistra all’aragosta (del Maine). È quella sinistra snob che rivendica per sé una superiorità etica e morale e che poi si comporta come tutti gli altri. Anzi peggio. Da noi si dice predicare bene e razzolare male. Qualcosa di simile dicono gli americani: do as I say, not as I do, fai come dico, non come faccio. È diventato il titolo di un libro deflagrato come una bomba tra Upper Manhattan e Upper Hamptons. Sottotitolo: «Profili di ipocrisia Liberal». L’autore è il saggista e giornalista conservatore Peter Schweizer, che le suona senza paura ai novelli radical chic (orfani di Tom Wolfe, intento ormai a scandagliare nelle alcove dei college), non meno arroganti e ipocriti di quelli che bazzicavano negli anni Settanta i salotti di Leonard e Felicia Bernstein. Questa volta non è una pantera nera a stigmatizzare la superiorità intellettuale di certa sinistra. Nel libro di Schweizer sono dati e cifre, raccolti con meticolosità certosina, a impallinare i campioni del buonismo e del politicamente corretto americano.
Ce n’è per tutti. Il primo della lista è Michael Moore, il regista antagonista (ricordate quella palla sinistra del documentario cult Farenheit 9/11?), simbolo della protesta antitutto, che con la mano sinistra spara a zero contro Bush, i McDonald’s, il capitalismo, la guerra in Irak, e con la destra specula, tramite la sua fondazione privata, comprando azioni della società petrolifera Halliburton (tra i cui maggiori azionisti c’è Dick Cheney, il vice di Bush) , della Boeing e di altre companies del settore bellico. Lo stesso commercio non propriamente «equo e solidale» Ciccio Moore ha fatto investendo pesantemente in fondi delle assicurazioni sanitarie e delle industrie farmaceutiche, che saranno il futuro bersaglio del suo nuovo film-denuncia contro i mali della sanità privata selvaggia ammazza poveri e chi arriva al pronto soccorso senza la carta di credito tra i denti.
Ma non basta. Come spiega lo stesso Schweizer in una lunga intervista rilasciata a Kathryn Jean Lopez sulla National Review, Moore è anche razzista. Su 134 persone che lavorano con lui solo tre sono neri. «Nei suoi libri Michael Moore condanna il razzismo di certi americani che vivono nei ghetti bianchi. Un comportamento disdicevole definito di “segregazionismo mentale”». Racconta Schweizer: «Quando ho fatto le mie ricerche demografiche sono scoppiato a ridere: Moore vive in una piccola cittadina del Michigan, su 2.500 abitanti neppure uno è nero». Ce n’è anche per i Clinton, che si vantano pubblicamente di pagare le tasse fino all’ultimo centesimo «perché così è bene fare» e poi si attaccano a ogni cavillo e inventano ogni escamotage per ottenere deduzioni fiscali e fregare l’erario.
E poi ce n’è per Barbra Streisand, convinta ambientalista che paga 22mila dollari l’anno di bolletta idrica solo per mantenere ben verde il praticello della faraonica villa, mentre salta da una conferenza all’altra a predicare contro la società dei consumi e chiedere agli americani di rivedere i propri stili di vita sbagliati. E ancora Noam Chomsky, guru anticapitalista e antimilitarista, ultimamente definito uno dei più influenti pensatori del secolo, che ha fatto i miliardi con i contratti del Pentagono. O il leader ambientalista Ralph Nader, che sarebbe «un materialista borghese, manipolatore di azioni di borsa e boss tirannico verso i suoi sottoposti».
«Quello che mi fa imbestialire - commenta Schweizer - è che tutti questi signori hanno un’immagine pubblica impeccabile e la stampa gli dà credito. Michael Moore passa per il campione della superiorità morale della sinistra liberale. È patologico. Continua a ripetere che non ha mai investito in borsa perché è immorale e poi incassa gli interessi delle sue speculazioni su aziende petrolifere e belliche. E sapete perché lo fa? Perché si sente superiore e pensa che nessuno sarebbe mai andato a controllare i suoi affari. Non ha mai risposto alle mie domande. Ora voglio vedere cosa dirà».
È il noto complesso di superiorità di una certa classe politica di sinistra, che si ritiene al di sopra delle regole e spiega agli altri cosa dovrebbero fare ma fa tutto l’opposto. È parente stretto di quel sentimento della sinistra italiana che si sente la parte migliore del Paese, ben descritto dal sociologo (di sinistra) Luca Ricolfi nel suo saggio Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori (Longanesi). Schweizer è convinto che l’ipocrisia stia ovunque, sia a destra sia a sinistra. Ma quella dei conservatori, dice, è meno dannosa. «Perché è sotto gli occhi di tutti e sbandierata in continuazione dai media. I principi dei conservatori sono come il guard-rail di una strada bagnata: ti urtano ma stanno dalla tua parte. Per la sinistra è l’opposto. L’ipocrisia liberal è peggiore perché quando i democratici abbandonano i loro principi lo fanno per migliorare il loro status sociale e la loro qualità di vita. Quindi mandano i figli in scuole migliori, guadagnano di più e le loro famiglie sono più contente. Questo significa che i loro principi erano sbagliati».


E questo ricorda tanto una memorabile intervista di Nilde Iotti, austera e francescana compagna di Palmiro Togliatti, che si lamentava con Oriana Fallaci: ah, non si trovano più le cameriere di una volta.

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