Bali - I computer che utilizziamo giornalmente rappresentano una pesante minaccia per il clima: un server inquina quanto i Suv o persino quanto fa l’intera industria aeronautica mondiale. Almeno questo è quanto emerso dal rapporto "An Inefficient Truth", diffuso dal Global Action Plan in occasione della prima giornata della conferenza sul clima a Bali. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista New Scientist. AI computer sono considerati come strumenti assolutamente buoni quando si trovano sulla scrivaniaA, ha spiegato Trewin Restorick, direttore del gruppo. "Ma un server ha le stesse emissioni di anidride carbonica di un Suv. Tuttavia, il Suv è visto dal punto di vista ambientale come in maniera negativa, il server no".
Due per cento Secondo il rapporto, nel nostro pianeta la presenza di oltre un milione di computer è responsabile ogni anno di circa il 2 per cento delle emissioni umane di biossido di carbonio, una cifra molto simile a quella emessa dall’industria aeronautica mondiale. Il consumo di energia è alimentato in larga parte dalla grande quantità di dati su clienti e utenti memorizzati sul server dei computer aziendali. Il ritmo con cui cresce la conservazione di dati supera la crescita del settore dei trasporti aerei: nel 2006, è stato venduto nel solo Regno Unito un 48 per cento in più di capacità di archiviazione dati, rispetto al 2005, mentre il numero di passeggeri in aereo è cresciuto soltanto del 3 per cento. I ricercatori hanno fatto un’inchiesta su alcune delle più grandi imprese nel Regno Unito, nel tentativo di scoprire in che modo l’industria è consapevole delle sue emissioni di CO2.
Inquinatori inconsapevoli Nonostante il sondaggio abbia rivelato che più della metà dei professionisti dell’Information technology (It) ritiene il loro impatto ambientale "significativo", l’86 per cento non conosce il peso della propria attività in termini di emissioni di anidride carbonica.
L’indagine ha inoltre rivelato come una notevole quantità di energia elettrica potrebbe essere risparmiata da una più efficiente memorizzazione dei dati. Restorick ha infatti spiegato che aumentando l’efficienza energetica nell’utilizzo dei dati, le imprese taglerebbero di circa il 30 per cento il proprio fabbisogno energetico, con conseguenze positive per l’ambiente.