I petrolieri non convincono Bersani

da Milano

Altro che allarme ingiustificato: il differenziale fra i prezzi della benzina italiani ed europei «ha cominciato ad allargarsi in modo significativo» i primi di dicembre e ora, anche se si sta restringendo, «ne seguiremo con attenzione» l’andamento. Il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, striglia i petrolieri convocati in seguito all’allargamento della forbice dei prezzi per chiedere spiegazioni. Ma loro, con il presidente dell’Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, respingono le accuse al mittente: «I dati non sono esatti. L’allarme è ingiustificato», basta vedere come «la media della forbice 2007 è più bassa che nel 2006: è chiaro che si prende un giorno di punta le cose cambiano».
Intanto l’Antitrust torna a chiedere «la piena liberalizzazione» della rete: in una segnalazione al governo e alle Regioni, l’Autorità guidata da Antonio Catricalà valuta «necessario» aprire la distribuzione a operatori terzi in modo «equo e non discriminante».
Il colloquio con i petrolieri è stato «stringente: abbiamo ribadito che vogliamo un’attenuazione di questa forbice». E il governo sta lavorando affinché la riduzione del gap diventi strutturale.
Il divario di prezzi con l’Ue è dovuto secondo Bersani «alla spezzettatura della rete e al fatto che non abbiniamo alla benzina altre merceologie».

Le tasse che gravano sui carburanti quindi non sono fra le cause del differenziale, anche perché «la nostra accisa è inferiore a quella europea, nettamente inferiore a quella di Francia, Germania e Inghilterra. Non abbiamo tasse più forti di altri Paesi».

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