Francesca Amé
«Di recente a un gruppo di donne statunitensi di diversa origine etnica e in condizioni economiche disagiate è stato chiesto che cosa avrebbero cambiato nella loro vita: la maggioranza ha risposto che avrebbero voluto essere più magre».
Niente altro. La notizia - stringata, sorprendente - è riportata nella prefazione dellultimo libro di Eve Ensler, che dopo i celeberrimi Monologhi della vagina sembra (ma è tutta apparenza) aver abbandonato il femminismo per concentrarsi sullaspetto fisico. Ha scritto una pièce teatrale che si intitola Il corpo giusto (Marco Tropea): è un elogio della sua pancia e un invito ad accettarsi per quel che si è, senza troppe fisime.
Nel frattempo, con non poco scalpore, qualche stilista famoso ha annunciato modelle tutte curve di panna nelle prossime passerelle. La ciccia è di moda? Non proprio. Lelogio delle rotondità della Ensler e le taglie 46 pronte a sfilare sono un piacevole diversivo, quasi delle innocenti evasioni, giacché - lo dicono i medici - essere obesi o in soprappeso è unaltra cosa. E si tratta di qualcosa di molto serio. Per soprappeso si intende comunemente un aumento ponderale che varia dai 5 ai 15 chilogrammi rispetto al peso forma; se poi il peso corporeo supera del 30% quello ideale, allora si è obesi a tutti gli effetti e si soffre di una patologia che colpisce la psiche (depressione, disadattamento, solitudine), il fisico e le casse dei ministeri della Salute.
Negli Stati Uniti lobesità è ormai considerata una piaga sociale: la patisce il 28% degli uomini e il 34 % delle donne, ma la percentuale sale al 50% se si considerano esclusivamente le donne di colore. LEuropa, e anche lItalia, non sono rimaste troppo indietro. Secondo i dati dellInternational Obesity task force, resi noti in una conferenza a Bruxelles della scorsa primavera, si stima che il fenomeno dellobesità sia in crescita, nel mondo, del 25% ogni quattro anni. «È un dato di fatto: bisogna agire in fretta».
A commentare i dati è Gigliola Braga, biologa alimentarista, convinta che la dieta mediterranea, da sola, non basti più per arginare un fenomeno, quello dei tanti chili di troppo, ormai dilagante anche in Europa. «I popoli della dieta mediterranea, dunque anche gli italiani e i francesi, tendono a ingrassare più di un tempo - conferma -, il nostro è un regime alimentare ottimo, che da solo sarebbe sufficiente a prevenire i chili in eccesso derivanti dal cibo spazzatura, ma dobbiamo evitare labuso di carboidrati». Alimenti da mettere in tavola più spesso? «Olio e pesce, senza dubbio». Secondo lalimentarista, che propone il metodo della zona, leccessivo consumo di pane e pasta non è salutare agli italiani: meglio variare gli alimenti e condire sempre con olio extravergine di oliva i piatti. «I peggiori comportamenti sul fronte dellalimentazione restano comunque quelli degli americani - conclude -; non è un caso che si sia sviluppata proprio Oltreoceano, la dieta a zona, un regime alimentare che tiene sotto controllo, in zona, i carboidrati e favorisce il consumo di frutta e verdura, limitando le proteine».
Se i numeri degli Stati Uniti spaventano, anche molti Paesi europei non se la passano bene. Complice la birra, lalimentazione povera di vitamine, e il dilagare dei fast food, in Inghilterra circa i due terzi degli uomini adulti e la metà delle donne è in soprappeso. Italiani, francesi e spagnoli, arroccati sui gusti (sani) della buona cucina, fino a qualche anno fa si sono difesi bene: oggi i dati dimostrano che per le nuove generazioni il rischio dellobesità è notevolmente aumentato, nessuno escluso. I bambini obesi al di sotto degli 11 anni sono aumentati del 27% in Inghilterra ma anche del 16% in Francia, un Paese tradizionalmente longilineo.
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